RESET 2021 - Numero 20: Il lockdown di Rubik
Il complicatissimo piano a cinque fasi con cui la Germania pianifica le prime timide riaperture nel prolungamento del lockdown
Secondo i piani originali del governo tedesco, marzo era il mese in cui tentare le prime timide riaperture. Il primo marzo ad esempio sono riaperti i parrucchieri, e la fine del lockdown duro era prevista per il 7. La situazione però continua a essere preoccupante: la 7-Tage Inzidenz (cioè il numero di nuovi contagi settimanali ogni 100.000 abitanti) è tornata a salire, ed è di nuovo intorno a 65. Anche il numero di riproduzione di base R0 (cioè il numero di nuovi casi generati in media da un singolo infetto) per qualche giorno a fine febbraio ha nuovamente superato la soglia di 1.
Era abbastanza scontato che il lockdown sarebbe stato prolungato, e infatti è stato così: si andrà avanti fino al 28. Ma la decisione è stata tutt’altro che semplice, e lo si capisce da due indizi. Il primo è il resoconto dell’incontro decisivo fra Merkel e i Ministerpräsidenten, il secondo il piano di riaperture condizionate elaborato per allentare un po’ le restrizioni.
Il vertice fra la Cancelliera, i governatori e il gabinetto di crisi è duranto a lungo, ed è stato tesissimo. In particolare sono arrivati ai ferri corti Markus Söder, il Ministerpräsident bavarese, e Olaf Scholz, Ministro delle Finanze e candidato alla Cancelleria della SPD. Il tema era il fondo di emergenza per le imprese, e i modi per finanziarlo: Scholz ha sollecitato i Länder a fare la loro parte, intimando che “nessuno si sogni che il governo federale apra un conto con cui pagare tutto”. Al che Söder ha risposto ricordando al Ministro delle Finanze che per adesso non è ancora né Cancelliere, né re di Germania né capo del mondo, quindi che si dia una regolata. “E non c’è bisogno che faccia quel sorrisetto da puffo”, ha aggiunto. Nervi a fior di pelle - difficile che Bodo Ramelow, il Ministerpräsident della Turingia, stavolta abbia trovato il tempo di giocare a Candy Crush.
Merkel, che continua a insistere sulla linea dura, ha dovuto in parte cedere dopo negoziati estenuanti. Si è giunti così al prolungamento del lockdown, sì, ma con una serie di step per parziali riaperture condizionate. E qui arriviamo al secondo indizio.
Il piano in cinque passaggi è decisamente complicato, e mostra chiaramente i segni delle lunghissime trattative che lo hanno generato.
Come detto, il primo marzo hanno riaperto i parrucchieri, così come le scuole e gli asili. L’8 marzo, indipendentemente dall’incidenza dei contagi, è prevista la riapertura delle librerie, dei fiorai e dei negozi fai-da-te, oltre che dei servizi di cura alla persona, delle scuole guida e delle scuole di volo (con test giornalieri). Poi iniziano le complicazioni. Sempre l’8, ma con un’incidenza inferiore a 50, potranno riaprire i negozi (con la limitazione di un cliente ogni 10/20 metri quadrati), i musei e le gallerie d’arte, gli zoo e i giardini botanici. In più, all’aperto potranno riprendere gli sport di squadra, ma con un massimo di 10 persone. Se l’incidenza invece sarà compresa fra 50 e 100, i negozi potranno aprire solo su appuntamento, cioè i clienti dovranno prenotarsi in anticipo, e il limite sarà di un cliente ogni 40 metri quadrati. La prenotazione e il tracciamento dei contatti saranno necessari anche per i musei, le gallerie d’arte, gli zoo e i giardini botanici. Per gli sport all’aperto, invece, il limite sarà di 5 persone da due nuclei familiari distinti.
Dopo due settimane, intorno al 22 marzo, inizierà la quarta fase, anche in questo caso con una distinzione tra due scenari in base all’incidenza. Sotto 50: potranno riaprire ristoranti e gastronomie con sala all’aperto, così come teatri, cinema e sale da concerto - e anche lo sport potrà riprendere. Fra 50 e 100: per i ristoranti sarà necessaria la prenotazione, e test rapidi in caso gli ospiti provengano da nuclei familiari diversi - test necessari anche per teatri, cinema e sale da concerto.
Per l’ultimo step dovranno passare altre due settimane, e si arriverà intorno al 5 aprile. Di nuovo, due scenari in base all’incidenza. Sotto 50 potranno riprendere gli eventi all’aperto, con un massimo di 50 partecipanti, e anche gli sport di contatto. Fra 50 e 100 potranno riaprire i negozi (col limite di un cliente ogni 10/20 metri quadrati), e gli sport non di contatto si potranno fare anche al chiuso, quelli di contatto all’aperto e con test anche al chiuso.
Che casino, eh?
In tutto questo, il 22 marzo dovrebbe tenersi un nuovo incontro fra Merkel e i Ministerpräsidenten per fare il punto della situazione e decidere cosa fare su un sacco di altre questioni ancora aperte, dalla ristorazione agli hotel, dai viaggi agli eventi, tenendo d’occhio anche l’avanzamento della campagna vaccinale.
Uno schema così incredibilmente complicato è dovuto alla necessità di trovare compromessi fra chi vuole riaprire, come ad esempio il capo della CDU e governatore del Nordreno-Vestfalia Armin Laschet, e chi invece preferisce mantenere la linea dura, come Markus Söder o la stessa Cancelliera. Il risultato è un piano che secondo più o meno tutti gli osservatori genererà un’enorme confusione, anche perché dovrebbe essere applicato al livello dei cosiddetti Landkreise, cioè i circondari o distretti amministrativi: solo che in Germania di Landkreise ce ne sono 294, con il potenziale effetto di ritrovarsi in situazioni radicalmente diverse spostandosi anche solo di qualche chilometro.
Ma non di solo Coronavirus vive questa newsletter, che nelle intenzioni si dovrebbe pur sempre occupare principalmente di politica: e la politica tedesca questa settimana si è occupata soprattutto di AfD. Mercoledì mattina è infatti arrivata una notizia lungamente attesa: l’Ufficio federale per la Difesa della Costituzione ha stabilito ufficialmente che l’intero partito di estrema destra va messo sotto osservazione speciale. La sentenza era nell’aria da mesi. Un anno fa l’Ufficio aveva classificato come “imcompatibile con la Costituzione” l’ala più estrema del partito, la cosiddetta Flügel, e da tempo si discuteva di applicare misure di controllo speciali a tutto il partito.
Il verdetto annunciato mercoledì ha conseguenze potenzialmente molto rilevanti: le attività del partito (esclusi i deputati) potrebbero ora essere monitorate dai servizi segreti, la corrispondenza letta, le telefonate intercettate. AfD è comunque il terzo partito nel Bundestag e la principale forza parlamentare di opposizione al governo: metterla sotto osservazione per sospetta antidemocraticità è un passo molto pesante, per tutto il sistema. Non è detto però che si proceda: la sentenza è stata bloccata dal tribunale amministrativo di Colonia per un motivo formale. L’Ufficio federale ha infatti diffuso la sua decisione mercoledì mattina, nonostante avesse promesso di non comunicare nulla in via ufficiale finché fosse rimasta in piedi la richiesta di sospensione presentata nelle scorse settimane da AfD. La richiesta non è stata ancora respinta, quindi l’Ufficio federale non avrebbe dovuto rendere noto il suo verdetto, secondo i giudici di Colonia.
La questione politica però rimane. E accentua la spaccatura fra i due fronti del partito, l’ala normalizzatrice guidata a Jörg Meuthen e quella più radicale che si raccoglie intorno al leader turingiano Björn Höcke. Durante il congresso a fine novembre Meuthen aveva attaccato gli estremisti nel partito, mettendo in guardia dal possibile esodo in massa che la sentenza dell’Ufficio federale avrebbe potuto innescare. Quanta gente, spaventata da un passo così significativo, avrebbe deciso di lasciare il partito?
Dal canto suo, invece, Höcke potrebbe addirittura essere contento del verdetto. Il parere dell’Ufficio federale, per lui, potrebbe perfino essere un’ulteriore medaglia da mettere sul petto: una nuova conferma della pericolosità che AfD rappresenta per “il sistema dei partiti”, un sistema ovviamente marcio di cui l’Ufficio federale per la Difesa della Costituzione non è che una propaggine.
E il rischio che alla fine nel partito la spunti proprio Höcke è reale, secondo molti osservatori.
___
La campagna vaccinale in Germania procede a rilento. Oltre ai ritardi nelle consegne e ai problemi organizzativi, una delle ragioni ha a che fare con la diffidenza che i tedeschi hanno nei confronti del vaccino sviluppato da AstraZeneca: ne ho parlato su Kater.
I lunghi mesi di lockdown hanno portato molti tedeschi all’esasperazione, e fra coloro che ne stanno approfittando ci sono i liberali della FDP. Forte sostenitore delle riaperture, il partito guidato da Christian Lindner sta recuperando nei sondaggi, tanto che una rilevazione dei primi di marzo lo dà di nuovo intorno al 10%, dopo moltissimo tempo in cui sembrava addirittura a rischio di precipitare sotto la soglia del 5%. Ne parla Laurenz Gehrke in un bell’articolo su Politico.
Infine, su Deutsche Welle trovate una storia stupenda e divertentissima: come i fan della K-Pop boy band BTS hanno scatenato una shitstorm online contro il dj di una radio locale bavarese, che schifato aveva presentato un loro pezzo paragonandoli al coronavirus. Accusato di razzismo, il dj ha tentato una linea di difesa invero non efficacissima. “Non potete accusarmi di xenofobia”, ha detto: “ho un’auto che viene dalla Corea del Sud, ed è l’auto migliore del mondo.”
RESET 2021 è la newsletter dedicata alle elezioni politiche tedesche del 2021.
Se siete iscritti riceverete la newsletter direttamente nella vostra mail; se non la trovate, provate a vedere nelle cartelle Spam o Promozioni - sapete a volte come funziona con la posta elettronica. Magari potete provare ad aggiungere la mail di RESET 2021 (reset2021.newsletter@gmail.com) nel vostro indirizzario: questo dovrebbe quantomeno evitare che la mail finisca nello Spam.
Se avete domande potete lasciare un commento o rispondere a questa mail - non temete, rispondo in fretta. E poi mi trovate anche su Kater, il blog collettivo sulla Germania.