RESET 2021 - Numero 57: Kanzler Olaf Scholz
La Germania ha un nuovo Cancelliere e un nuovo governo. Il reset del sistema politico tedesco è compiuto.
Fra sabato e lunedì sono caduti anche gli ultimi ostacoli sulla strada del nuovo governo, e cioè l’approvazione del contratto di coalizione da parte della base dei tre partiti coinvolti.
Sabato è arrivato il voto favorevole della SPD, quasi all’unanimità - i sì sono stati il 98,8%.
Domenica è stato il turno dei liberali della FDP, anche qui con schiacciante maggioranza pari al 92,24%. Lunedì all’ora di pranzo è giunta la conferma anche da parte dei Grünen, i cui militanti hanno approvato il contratto e la lista dei ministri con l’86% dei voti a favore: un dato leggermente inferiore a quello degli altri due partiti, segno forse che le tormentate vicende che hanno portato alla nomina di Cem Özdemir al Ministero dell’Agricoltura hanno lasciato qualche malumore nella sinistra del movimento ecologista. Approvato il contratto di coalizione, i vertici dei tre partiti l’hanno firmato martedì mattina.
La SPD ha anche reso nota la lista dei suoi ministri, ultimo dei tre partiti a farlo, e le sorprese non sono mancate. Due in particolare: la nomina al Ministero degli Interni e quella al Ministero della Salute.
Agli Interni va Nancy Faeser, giurista e avvocata, leader del partito in Assia ma virtualmente sconosciuta oltre i confini del Land di Francoforte. Una scelta che ha stupito molti, visto che sembrava scontato che il dicastero sarebbe andato a Christine Lambrecht, nel governo uscente Ministra della Giustizia e Ministra della Famiglia. Lambrecht invece andrà alla Difesa, a sostituire Annegret Kramp-Karrenbauer in un Ministero da sempre estremamente difficile da gestire: una mossa che sembra più un demansionamento che altro.
È comunque la prima volta che una donna ottiene il Ministero degli Interni.
L’altra sorpresa invece riguarda un ministero delicatissimo in questo momento, quello della Sanità, dove l’ha spuntata Karl Lauterbach, diventato popolarissimo in questo anno e mezzo di pandemia e protagonista di innumerevoli ospitate nei principali talk-show politici tedeschi, dove ha sempre predicato grande cautela e invocato nuove restrizioni per prevenire l’aumento dei contagi. Nonostante la grande popolarità sembrava improbabile che Lauterbach riuscisse a ottenere la nomina. È medico ed esperto di farmacoeconomia, e si è rivelato un ottimo divulgatore della parte scientifica relativa alla pandemia, ma a livello amministrativo e di governo non ha praticamente alcuna esperienza. L’opinione pubblica tedesca si è dimostrata nelle scorse settimane molto favorevole alla sua designazione, tanto che su Twitter è diventato trend topic l’hashtag #wirwollenKarl (“vogliamo Karl”), e alla fine ha ottenuto quello che voleva. I dubbi però rimangono, come ad esempio quello esemplificato in questo editoriale dello Spiegel: Lauterbach ha mostrato di essere un Kenner, un esperto, ma saprà anche essere un Könner, uno che riesce a fare le cose?
In generale quasi tutti gli osservatori concordano nel ritenere che, nel mettere insieme la squadra di ministri SPD, Scholz abbia dato una dimostrazione di forza all’interno del partito.
Invece di tenere conto delle varie correnti, della distribuzione fra le varie federazioni regionali, Scholz ha essenzialmente scelto dei ministri che gli garantiscano lealtà e di cui potersi fidare. Un esempio molto chiaro è Klara Geywitz: partner di ticket di Scholz alle primarie del 2019, dove la coppia fu sconfitta al ballottaggio da Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, a lei andrà il nuovo Ministero per l’Edilizia e gli Alloggi. E poi non c’è nessun ministro del cosiddetto Seeheimer Kreis, la corrente di centro-destra del partito, di cui però fa parte il nuovo co-leader in pectore Lars Klingbeil. E anche la federazione regionale tradizionalmente più potente, quella del Nordreno-Vestfalia, è rappresentata da due soli ministri, Karl Lauterbach e Svenja Schulze, tanti quanto quelli che provengono dall’Assia (Nancy Faeser e Christine Lambrecht), federazione molto meno rilevante.
Per quanto riguarda la nomina di Lauterbach, poi, per Scholz è una mossa dal costo politico piuttosto contenuto, e che gli permette di non mettersi di traverso rispetto alla “volontà popolare”. Nel partito Lauterbach è abbastanza isolato, non ha grandi sponsor dietro di sé, ed era probabilmente l’unico volontario per un compito così delicato in questa fase difficilissima della pandemia in Germania. Se le cose andranno bene, tutti contenti; se andranno male, a pagare sarà probabilmente solo Lauterbach, senza che si creino screzi o fratture potenzialmente pericolose per la stabilità interna del partito - e del governo.
Mercoledì è stato il grande giorno. Olaf Scholz è stato votato Cancelliere dal Bundestag, e si è poi recato a Palazzo Bellevue, residenza del Presidente della Repubblica Federale, dove ha ricevuto ufficialmente l’incarico da parte di Frank-Walter Steinmeier.
È tornato poi al Bundestag dove ha giurato - omettendo alla fine la richiesta di assistenza divina, non obbligatoria e diventata un trademark dei giuramenti di Angela Merkel. Poi insieme ai suoi ministri è tornato da Steinmeier, che ha nominato ufficialmente i membri del nuovo governo. Menzione d’onore per Cem Özdemir, che si è recato a Palazzo Bellevue in bicicletta.
Da mercoledì pomeriggio, dunque, la Germania ha un nuovo governo, guidato dal nono Bundeskanzler, Olaf Scholz.
La politica tedesca ha completato il suo reset. Ha aggiornato il suo sistema operativo, con un nuovo Cancelliere dopo 16 anni di Angela Merkel. Ma si tratta solo dell’inizio: una cosa è formare un governo, un’altra effettivamente governare, e farlo in maniera efficace per tutti e quattro gli anni del mandato. Prima di salutarci per l’ultima volta, quindi, diamo un’occhiata ai temi che sarà bene tenere d’occhio nei prossimi mesi, e che saranno decisivi per la prima fase del cancellierato di Olaf Scholz.
Quanto è compatto l’Ampelbündnis?
Durante tutte le trattative e fino ad adesso l’immagine che i tre partiti hanno veicolato all’esterno è quella di grande concordia e armonia. Certo, differenze ce ne sono, ma tutti sottolineano il clima di grande collaborazione e coesione che caratterizza la nascita del governo semaforo.
Il voto al Bundestag però restituisce un quadro meno roseo. A votare a favore della nomina di Scholz sono stati 395 deputati, 26 in più rispetto alla soglia di maggioranza fissata a 369. Un buon risultato, ma il problema è che i voti complessivi su cui possono contare i partiti al governo sarebbero 416. Va tenuto a mente che c’erano numerose assenze, legate soprattutto a motivi di salute: su un totale di 736 deputati a votare ce n’erano solo 707. Però fra gli assenti solo 6 farebbero parte dei tre partiti di governo. Dove sono finiti quei 15 voti almeno che mancano? O meglio: da dove mancano?
Il primo pensiero va subito alla sinistra dei Grünen e al suo leader Anton Hofreiter, protagonista uscito sconfitto dallo scontro con Özdemir, ma si possono fare tante altre ipotesi. Giovani della SPD delusi dall’accordo con la FDP? O liberali irriducibili che nonostante tutto avrebbero preferito trattare con Armin Laschet e l’Union? Soprattutto: per quanto sparuto, sarà un contingente in grado di mettere in difficoltà Scholz e il suo governo?
La pandemia
Il primissimo tema che il nuovo governo dovrà affrontare è quello della pandemia, visto che la Germania è ancora in piena quarta ondata dei contagi. Non a caso le prime riunioni di gabinetto sono state dedicate alla questione, e nell’ultima seduta del Bundestag per il 2021 sono state decise ulteriori misure restrittive, a partire dall’obbligo vaccinale per il personale medico di ospedali e case di cura. Dopo un incontro con i Ministerpräsidenten dei Länder Scholz non ha escluso nuove restrizioni prima di Natale, ma l’obiettivo rimane sempre aumentare rapidamente il numero di vaccinati e la somministrazione delle terze dosi.
È chiaro però che gli occhi di tutti saranno puntati su Karl Lauterbach. L’esperto che nei mesi scorsi ha sempre ripetuto che il governo avrebbe dovuto fare di più e più in fretta ha ora la possibilità di dirigere le operazioni: riuscirà a mettere in pratica ciò che ha predicato finora, e a tirare fuori il Paese da una situazione critica? Non dimentichiamo poi che Lauterbach avrà un ulteriore ostacolo da affrontare: la presidenza della Commissione Salute del Bundestag, infatti, andrà ad AfD, che si sta già adoperando per bloccare ogni tentativo di introduzione di obblighi vaccinali.
La cosa ancora più preoccupante è che gli alternativi si prenderanno anche la presidenza della Commissione Interni del Parlamento Federale, quella che dovrebbe tra le altre cose occuparsi di sicurezza e delle minacce provenienti dall’estremismo di destra. Ma questa è un’altra storia.
Lindner vs Habeck
Tutti gli osservatori individuano nelle possibili tensioni fra il Ministro delle Finanze Christian Lindner e quello per l’Economia e il Clima Robert Habeck uno dei principali fattori di instabilità per il nuovo governo. Le ragioni sono abbastanza ovvie. Il contratto di coalizione prevede uno sforzo di rinnovamento e innovazione gigantesco, che dovrebbe rendere tutta l’infrastruttura del Paese più moderna, più tecnologica e più ecologica. E per farlo servono naturalmente tantissimi soldi. Ma i cordoni della borsa saranno tenuti dal capo dei liberali, notoriamente poco propenso a favorire la spesa pubblica.
Sarà in generale il rapporto fra FDP e Grünen a costituire il banco di prova più significativo per il nuovo governo. E ad aumentare il coefficiente di volatilità vanno aggiunte due cose: il fatto che i liberali si siano accaparrati anche il Ministero dei Trasporti, a cui puntava esplicitamente la sinistra dei Verdi, e che da quanto è emerso da vari retroscena durante le trattative le maggiori affinità ci siano state proprio fra SPD e FDP, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare. I Verdi hanno l’opportunità di realizzare molto, grazie a due ruoli di vertice come quello di Annalena Baerbock, prima donna agli Esteri nella storia tedesca, e quello di Robert Habeck, a capo di un vero e proprio Superministero: riusciranno a non farsi mettere nell’angolo?
Già finita la pax baerbock-habeckiana?
E a proposito di Grünen: gli scontri durante la composizione della squadra di governo hanno rivelato quanto fragile fosse la coesione fra Realos e Fundis nel partito ecologista. Le tensioni fra la corrente moderata e quella di sinistra sono riemerse in fretta e in grande stile, riportando alla memoria gli anni passati in cui il partito era preda di divisioni e lotte interne. La guida di Annalena Baerbock e Robert Habeck, entrambi Realos apprezzati però anche dalla sinistra, è riuscita a rendere il partito un insieme unito e compatto, stretto dietro i suoi vertici. Ma ora che sono ministri i due devono rinunciare alla leadership, come prevede lo statuto. Riuscirà il nuovo Spitzenduo a disinnescare le ostilità e continuare nel solco tracciato dalla gestione precedente? Per ora i candidati più probabili alla successione sembrano il Realo Omid Nouripour e la Fundi Ricarda Lang; al capo della sinistra nel partito, Anton Hofreiter, dovrebbe andare anche la guida della Commissione Europa del Bundestag. Sarà abbastanza per evitare nuove tensioni, o dobbiamo prepararci alla vendetta della corrente di sinistra?
Germany in the world
Come agirà il nuovo governo sullo scenario europeo e su quello internazionale? Secondo Politico chi si aspetta un cambiamento radicale rispetto al passato rimarrà deluso, e l’impressione che si trae dal contratto di coalizione è effettivamente quella di una continuazione dello stile merkeliano - e più in generale tedesco - nella gestione dei dossier internazionali. Forse non è privo di significato che i primi viaggi del nuovo Cancelliere e della nuova Ministra degli Esteri siano a Parigi e a Bruxelles: un chiaro segnale di rafforzamento sia del tradizionale asse franco-tedesco che del ruolo dell’Unione Europea. Questioni sul tavolo geopolitico comunque ce ne sono molte, e in un interessante articolo sul Grand Continent Lorenzo Monfregola ne individua cinque particolarmente rilevanti e urgenti.
L’altra metà del cielo politico tedesco
Non dimentichiamoci però anche di chi sta all’opposizione, e cioè l’Union. A un anno neanche dalla nomina della leadership precedente, quella di Armin Laschet, la CDU si ritrova nel pieno di un nuovo percorso congressuale, con gli iscritti che devono scegliere un nuovo Vorsitzender. I tre candidati sono Friedrich Merz, Norbert Röttgen e Helge Braun: non proprio volti nuovissimi, sulla cui capacità di incarnare il nuovo corso invocato dalla base grava più di un dubbio.
Non dimentichiamoci però che l’Union è fatta da due partiti, la CDU e la CSU. Markus Söder, leader dei bavaresi, si trova da certi punti di vista in una posizione invidiabile. Nel governo non c’è nessun ministro bavarese - giusto quattro sottosegretari parlamentari (Parlamentarische Staatssekretäre), come potete vedere nell’immagine qui sotto cercando la sigla del Land, BY.
Söder avrà quindi gioco facile a lamentare la scarsa considerazione del governo semaforo nei confronti della Baviera, e in generale del sud del Paese, effettivamente poco rappresentato nel nuovo esecutivo. Una carta importante in vista delle prossime elezioni regionali bavaresi previste per l’autunno del 2023.
In più la Baviera è l’unico Land il cui governo non include né SPD, né FDP né Grünen. Söder potrà quindi fare opposizione senza doversi preoccupare di tenersi buoni eventuali alleati locali. Sarà però interessante osservare come proseguirà il suo corteggiamento nei confronti dei Verdi: andrà avanti, con l’obiettivo di sottrarre elettori al partito ecologista almeno a livello locale, o quella strada verrà chiusa, per puntare invece a un’opposizione totale? E infine, che ne sarà degli equilibri interni dell’Union? L’unico candidato della CDU che sembra in grado di tener testa a Söder da questo punto di vista è Friedrich Merz, ma non è detto che il vecchio avversario di Angela Merkel riesca a spuntarla questa volta, dopo due fallimenti.
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Questo è l’ultimo numero di RESET 2021: con l’elezione di Olaf Scholz a Cancelliere e l’insediamento del nuovo governo questa newsletter è giunta alla fine del suo ciclo. E come in ogni commiato che si rispetti anche in questo non ci si può esimere dai ringraziamenti.
Innanzitutto un enorme grazie va a chi ha seguito questa newsletter, iscrivendosi e spesso condividendone i numeri in giro sui social. In molti mi avete scritto per chiedermi domande e approfondimenti, o anche solo per dirmi che il progetto di RESET 2021 vi piaceva e vi aiutava a capire meglio la politica tedesca, e ovviamente a me questa cosa ha fatto molto piacere.
Poi un ringraziamento di cuore va anche a chi in questi mesi mi ha ospitato su giornali, radio e altre piattaforme per parlare di Germania e politica tedesca. Giovanni Acquarulo e Barbara Costamagna, ad esempio, mi hanno spesso invitato per discutere della campagna elettorale nei loro programmi, rispettivamente Moka su Rai Radio1 e I divergenti su Radio Capodistria. Poi come non citare Paola Peduzzi e Micol Flamini, che mi hanno dato l’opportunità di scrivere un po’ di Germania sul Foglio. Antonluca Cuoco e Stroncature mi hanno ospitato per delle divertentissime sessioni di analisi del voto tedesco, che potete trovare su Youtube, mentre Federico Trocini e la Fondazione Einaudi hanno spesso rilanciato i numeri di questa newsletter, una cosa di cui sono profondamente grato. Come dicono gli attori e i cantanti quando ritirano un premio: sicuramente dimentico qualcuno, ma idealmente vi ringrazio tutti di cuore.
Io ovviamente non smetterò di scrivere e di parlare di Germania. Innanzitutto su Kater, naturalmente: quindi ci si sente da quelle parti.
Per adesso grazie ancora a tutti, e bis bald.