RESET 2021 - Numero 53: Quarta ondata
Decine di migliaia di nuovi contagi ogni giorno, l'incidenza settimanale che schizza oltre 200: la Germania si trova del tutto impreparata ad affrontare la quarta ondata del Coronavirus
Questa settimana la Germania ha stabilito nuovi record in una disciplina a cui nessuno vorrebbe dedicarsi: il conteggio dei nuovi contagi. Il Paese si è ritrovato immerso fino al collo nella quarta ondata, con una incidenza settimanale per 100.000 abitanti che per sei giorni di fila ha infranto il primato precedente, arrivando sabato mattina a quota 277,4.
Non poteva esserci momento peggiore di questo, con un governo a fine mandato che può occuparsi solo di amministrazione corrente e un altro non ancora in carica e tutto da definire.
I numeri attuali non consentono di tergiversare, però, anche perché oltre ai contagi stanno salendo anche i numeri dei letti in terapia intensiva occupati da pazienti malati di Covid, e in alcuni Länder come la Baviera o la Turingia la situazione sta diventando critica. Alcuni governatori stanno introducendo delle restrizioni nelle loro regioni, che vanno dall’implementazione più severa delle regole 2G e 3G - quelle cioè che consentono l’accesso ad attività al chiuso solo a vaccinati e guariti e a chi dispone di un recente test negativo - all’annullamento di eventi come ad esempio i classici mercatini di Natale.
La brutta esperienza dello scorso inverno ha però fatto capire ai tedeschi che iniziative locali non bastano, serve un piano di misure centralizzato a livello nazionale che unifichi il più possibile la lotta ai contagi. Il governo uscente, che secondo le previsioni dovrebbe restare in carica per meno di un mese, purtroppo può fare poco. Il Ministro della Salute Jens Spahn spinge per “spezzare il trend” il prima possibile, ma oltre a fornire una serie di raccomandazioni non ha molto spazio di manovra.
Spahn suggerisce l’introduzione a livello nazionale di un modello 2G-Plus: consentire cioè le attività al chiuso solo a vaccinati (Geimpfte) e guariti (Genesene) e solo se dotati anche di test negativo. La regola 3G finora in vigore in molte zone del Paese, che non chiedeva un test a vaccinati e guariti, secondo Spahn non basta più, anche a causa dei controlli non abbastanza stringenti: “3G era spesso 0G, in assenza di sufficienti verifiche.” Già da questo fine settimana dovrebbero essere nuovamente disponibili i test gratuiti. Un altro punto importante è quello delle case di cura e degli ospizi: in assenza di un obbligo vaccinale, che secondo Spahn creerebbe ulteriori frammentazioni e polarizzazioni nel Paese, è auspicabile che per il personale sanitario venga introdotto l’obbligo di test.
Come mai la Germania sta soffrendo così tanto questa quarta ondata? Le ragioni sono molteplici, ma quella principale ha probabilmente a che fare con il tasso di vaccinati, ancora troppo basso. In totale hanno ricevuto entrambe le dosi 58 milioni di tedeschi, circa il 67% della popolazione, e la situazione è ancora peggiore fra i giovani: solo 43,6% di chi ha meno di 17 anni è completamente vaccinato.
Nelle ultime settimane la campagna vaccinale era stata demandata soprattutto ai medici di famiglia, ma evidentemente questo non basta più. Più di 150 centri vaccinali e numerose stazioni mobili stanno venendo riattivati, con finanziamenti parziali da parte del governo centrale fino a fine aprile, e si vuole anche intensificare la somministrazione della terza dose, quella booster. Ma la paura è che, come confermato da diversi report, chi non si è vaccinato finora non abbia alcuna intenzione di farlo in futuro, e che quindi la quota complessiva di vaccinati possa crescere solo di poco. Si spera tuttavia che l’introduzione di misure più restrittive e controlli più rigidi possa avere gli effetti sperati anche da quel punto di vista, funzionando come incentivo indiretto alla vaccinazione. Un po’ come successo in Austria, dove la stretta sulle regole 2G nei luoghi pubblici e 3G nei posti di lavoro sembra aver contribuito a un drastico aumento delle vaccinazioni. Fino a una settimana fa misure del genere erano escluse, in Germania, ma ora è tutta un’altra storia. Un’ottima ricostruzione di come si è arrivati fino a qui la trovate in inglese sull’edizione internazionale dello Spiegel.
Il virus è rientrato con forza anche nelle trattative per la formazione del governo, e non poteva essere altrimenti con numeri di questa portata. Lo stato di emergenza pandemica termina il 25 novembre, e i tre partiti che formeranno il semaforo non intendono rinnovarlo. Il piano invece è farsi trovare pronti con una proposta di legge al Bundestag che possa immediatamente introdurre le misure necessarie, ancora prima dell’insediamento del nuovo governo. Niente più lockdown e coprifuoco, ma interventi più rapidi e mirati in caso di nuovi hotspot di contagio, e maggiori controlli su Corona-pass, certificati di guarigione e test negativi per le attività al chiuso, almeno fino al 19 marzo 2022. I luoghi pubblici e di lavoro verranno sottoposti alla regola 3G, con accesso consentito solo a vaccinati, guariti e testati, con test negativi che dovranno essere presentati obbligatoriamente ogni giorno. La proposta ha però ricevuto forti critiche da parte dell’Union: o meglio, più che la proposta la premessa, cioè appunto l’intenzione di non prolungare lo stato di emergenza pandemica. Una scelta che secondo Alexander Dobrindt, figura di spicco della CSU, rischia di provocare un vero e proprio Corona-Chaos in Germania e che rivela l’assenza di un piano preciso. Ma come ha dichiarato ad esempio Katrin Göring-Eckardt, capogruppo dei Grünen al Bundestag, un prolungamento dello stato di emergenza potrebbe venire impugnato nei tribunali, che data la disponibilità dei vaccini potrebbero ritenere sproporzionata la misura. E allora sì che ci sarebbe davvero il caos, fra ricorsi e polemiche. Critiche però sono arrivate anche dagli esperti, secondo cui le misure previste non sono abbastanza.
In mezzo alla quarta ondata le trattative per il governo vanno avanti, e un nodo particolarmente significativo sembra vicino a sciogliersi. Secondo quanto riporta la Frankfurter Allgemeine Zeitung i Verdi sembrano aver rinunciato al Ministero delle Finanze: la strada pare quindi libera per Christian Lindner e la FDP. Altri sono i dicasteri su cui si è scelto di puntare, sei in tutto: Esteri, Trasporti, Agricoltura, Ambiente, Famiglia e Trasformazione - che dovrebbe includere la digitalizzazione e la modernizzazione delle infrastrutture. Sarà interessante vedere quanto spazio di manovra e quanto peso avranno soprattutto Trasporti, Ambiente e Trasformazione, tutti ambiti nevralgici per i piani di investimenti futuri. Un vecchio adagio dice che le Finanze sono l’unico Ministero che può parlare alla Cancelleria alla pari, e per rinunciarci bisogna aver ricevuto garanzie significative sul resto.
Anche in casa SPD sembra esserci un po’ più di chiarezza. La dirigenza ha proposto che a fianco di Saskia Esken il nuovo co-leader del partito sia Lars Klingbeil, l’attuale Generalsekretär. La scelta rispetta le previsioni, ed è praticamente sicuro che verrà confermata nel congresso di inizio dicembre a Berlino. Sarà interessante vedere che tipo di chimica si creerà con Esken, vicina alla sinistra del partito così come il co-leader dimissionario Norbert Walter-Borjans. Klingbeil invece fa parte del cosiddetto Seeheimer Kreis, la corrente più centrista della SPD. E poi non dimentichiamo che con questo ricambio al vertice si libera un ambito posto di Generalsekretär. Alcune voci davano per favorito Kevin Kühnert, l’ex leader degli Jusos e stretto collaboratore di Klingbeil. Vedremo a dicembre se anche questa previsione verrà rispettata.
Dall’altro lato dello schieramento, nella CDU, iniziano a esserci le prime discese in campo ufficiali. E una volta di più sembra riconfermato lo schema classico delle candidature visto all’opera negli ultimi congressi: un merkeliano, un antimerkeliano e uno a metà.
Il merkeliano stavolta è Helge Braun, capo dello staff della Cancelleria e legato a doppio filo ad Angela Merkel. Quello a metà è di nuovo Norbert Röttgen, che dopo la sconfitta dello scorso gennaio ha deciso di riprovarci. L’antimerkeliano naturalmente è sempre lui, Friedrich Merz: manca ancora l’ufficialità, ma sulla sua candidatura non ci sono dubbi. Chi invece non sarà della partita è Jens Spahn, che ha rinunciato a farsi avanti.
Difficile dire ora chi sia il favorito. Merz ha dalla sua la notorietà e il fatto che in molti pensano che tutto sommato, dopo due sconfitte al ballottaggio, si sia guadagnato il diritto di farsi un giro di giostra pure lui. Una specie di candidato perenne che ora dovrebbe finalmente quagliare e completare la scalata al vertice. Röttgen potrebbe sfruttare il desiderio di rinnovamento moderato che anima il partito: desiderio molto evidente dopo il disastro elettorale, ma difficilmente quantificabile in termini di delegati. Braun può puntare sulla continuità e proporsi come prosecutore del merkelismo: ma dopo la batosta rimediata da Laschet siamo sicuri che sia una buona idea? Continuare sulla stessa linea rischierebbe di eleggere, più che un continuatore del merkelismo, un esecutore testamentario della CDU. Anche perché, nella testa dei tedeschi, un continuatore del merkelismo c’è già. Solo che sta con i socialdemocratici, e se tutto procede secondo i piani ai primi di dicembre verrà nominato Cancelliere.
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Cosa leggere questo fine settimana, oltre naturalmente a RESET 2021?
Lo Spiegel spiega l’ossessione di Christian Lindner per il Ministero delle Finanze con il ricordo traumatico del secondo governo di Angela Merkel. Anche allora i liberali puntavano alle Finanze, perché molto del loro programma elettorale prevedeva riforme ampie e significative. Il leader Guido Westerwelle decise di desistere e prendere per sé il Ministero degli Esteri, mentre le Finanze andarono a Wolfgang Schäuble: una scelta che, vista a posteriori, impedì ai liberali di avere la forza necessaria per far passare le riforme promesse in campagna elettorale. E che costò molto caro, visto che alle elezioni del 2013 la FDP ottenne un catastrofico 4,8% e rimase fuori dal Bundestag. È proprio a causa del ricordo ancora fresco di quel trauma, secondo lo Spiegel, che Lindner stavolta non intende mollare, per non ripetere lo stesso errore.
Deutsche Welle scrive di Der III. Weg, “la terza via”, partito politico di estrema destra - ma estrema estrema - fondato nel 2013 che si è presentato alle elezioni del 26 settembre, e che si sta dimostrando molto attivo.
Infine, qualcosa da celebrare più che da leggere: giovedì sera la nazionale maschile di calcio tedesca ha affrontato il Liechtenstein per le qualificazioni ai Mondiali del 2022 in Qatar. La Germania era già qualificata, e l’avversario ben al di sotto del livello della Mannschaft, che infatti ha stravinto 9 a 0. La cosa da celebrare però è un’altra: per la prima volta nella storia del calcio tedesco ad arbitrare una partita ufficiale della nazionale maschile è stata una donna, la croata Ivana Martincic - che se l’è cavata benissimo.
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