RESET 2021 - Numero 50: Questioni di personale
Iniziano le trattative vere e proprie per la formazione della coalizione-semaforo. E si inizia a parlare dei ruoli nel governo, con particolare attenzione al Ministero delle Finanze
Lo scorso fine settimana è arrivata l’approvazione di SPD e Grünen, lunedì quella della FDP: le trattative possono continuare, si va avanti sulla strada che porta al semaforo.
I contraenti sono tornati al tavolo giovedì 21. I temi verranno suddivisi per 22 gruppi di lavoro - per un totale di circa 300 persone - che entro il 10 novembre dovranno preparare dei documenti corrispondenti, su cui i partiti continueranno le negoziazioni fino a fine mese. In base a questo calendario, Olaf Scholz dovrebbe diventare Cancelliere - se tutto va bene - nella settimana di San Nicola, quella del 6 dicembre. In questo caso Angela Merkel non riuscirebbe a battere il record di Helmut Kohl: la Kanzlerin resterebbe in carica per 16 anni e 14 giorni circa, contro i 16 anni e 26 giorni di Kohl. Recordman assoluto resta Bismarck, Cancelliere per più di 22 anni, ma ovviamente non fa testo.
Per ora sappiamo chi dovrebbe occuparsi di cosa fra le file dei socialdemocratici. Kevin Kühnert, ex-capo degli Jusos e fra gli attuali vice-leader del partito, dovrebbe guidare la delegazione responsabile del tema case e edilizia, mentre la Ministra della Giustizia Christine Lambrecht quella sulla sicurezza interna, a cui parteciperà anche l’eurodeputata Katarina Barley. Del lavoro e degli esteri si occuperanno i due Ministri in carica, Hubertus Heil e Heiko Maas. Il vicecapogruppo al Bundestag Matthias Miersch lavorerà sui temi clima ed energia, il Segretario del gruppo parlamentare Carsten Schneider sull’economia.
In sei faranno parte del team principale che condurrà le trattative. Oltre a Scholz, ai leader Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken e al Generalsekretär Lars Klingbeil ne faranno parte la Ministerpräsidentin della Renania-Palatinato Malu Dreyer e il capogruppo al Bundestag Rolf Mützenich.
Due punti saranno particolarmente rilevanti durante le discussioni: i soldi e i ruoli.
Cominciamo dai soldi.
Fin da quando è stato diffuso il Sondierungspapier, la settimana scorsa, molti osservatori si sono chiesti dove il prossimo governo avrebbe trovato i soldi per finanziare l’ambizioso piano di investimenti annunciato. Aumento del salario minimo, digitalizzazione e sburocratizzazione, lotta al cambiamento climatico e abbandono del carbone idealmente entro il 2030, niente tagli alle pensioni né innalzamento dell’età pensionabile, abolizione dello Hartz IV e creazione di un “reddito di cittadinanza”, costruzione di 400.000 case all’anno: tutto questo da ottenere senza nuove tasse sul reddito e sul lavoro, senza patrimoniale e con la reintroduzione dello Schuldenbremse, il “freno al debito” temporaneamente sospeso durante la pandemia.
Come finanziare questa lunga lista della spesa? Olaf Scholz ha assicurato che esiste un “margine fiscale” per coprire i costi, Christian Lindner ha annunciato misure per attivare tutti i necessari fondi di investimento pubblici e privati. Annalena Baerbock ha dichiarato che, nel quadro del freno al debito, è comunque possibile prendere dei prestiti per trovare quei 50 miliardi di euro all’anno che, secondo i Verdi, sono indispensabili per “modernizzare il Paese”, magari con la creazione di società ad hoc per finanziare gli investimenti. Va ricordato infatti che le società pubbliche di investimento e le imprese legate allo Stato federale, come ad esempio Deutsche Bahn, possono prendere prestiti senza incidere sul bilancio del governo.
Nel Sondierungspapier mancano i dettagli, che dovrebbero comparire invece nel vero e proprio Koalitionsvertrag, il contratto di coalizione, ma un certo scetticismo è lecito. Un lungo articolo pubblicato dalla Süddeutsche Zeitung analizza tutti i punti critici del programma dal punto di vista economico, individuando gli aspetti che avranno bisogno di sostanziosi approfondimenti durante le trattative. La maggiore “creatività nella discussione” invocata da Wolfgang Kubicki, vice di Lindner, non sarà sufficiente.
L’altro tema su cui ci sarà molto da negoziare è quello dei ruoli. Certo, Olaf Scholz sarà il Cancelliere: ma chi saranno i suoi ministri? La domanda è particolarmente significativa proprio per il dicastero che Scholz lascerà libero, quello delle Finanze. Sono due infatti i principali pretendenti: Christian Lindner e Robert Habeck. Il capo dei liberali non ha mai fatto mistero di puntare alle Finanze, a cui però anche il co-leader verde pensa da tempo: e nessuno dei due sembra intenzionato a fare un passo indietro. Sarà questo probabilmente il punto più complicato da affrontare, con conseguenze molto rilevanti anche per l’equilibrio della coalizione. Se Lindner riuscisse a spuntarla, otterrebbe Habeck un Superministero dell’Ambiente - con potere di veto - come quello di cui si parlava qualche settimana fa? E se invece alle Finanze andasse Habeck, Lindner continuerebbe a trattare o staccherebbe la spina come nel 2017?
Fiduciosi nella riconferma paiono Hubertus Heil al Lavoro e Heiko Maas agli Esteri, con quest’ultimo un po’ più a rischio vista l’agguerrita concorrenza: alla sua poltrona punterebbero anche Alexander Graff Lambsdorf, ex-diplomatico ed ex-europarlamentare FDP, e l’ex-capo dei Verdi Cem Özdemir. Per quanto riguarda gli altri, la Berliner Zeitung stila una lista di papabili per ciascun partito. Si parla di Robert Habeck anche per gli Interni, con Baerbock all’Ambiente, mentre la FDP avrebbe competenza quasi esclusiva sui cordoni della borsa: oltre a Lindner alle Finanze, il Generalsekretär del partito Volker Wissing potrebbe andare all’Economia.
Vedremo chi andrà dove. Intanto però sappiamo chi sostituirà Wolfgang Schäuble alla Presidenza del Bundestag: Bärbel Bas, deputata dal 2009 e vicecapogruppo della SPD al Parlamento Federale. Inizialmente il partito aveva pensato al capogruppo Rolf Mützenich, ma in quel caso tutti e tre i ruoli di vertice dello Stato tedesco - Presidente della Repubblica Federale, Presidente del Bundestag e Cancelliere - sarebbero stati occupati da maschi di mezza età. La scelta di Bas introduce un po’ di diversità, anche se ben poca in un contesto in cui anche il Presidente del Bundesrat e quello della Corte Costituzionale sono uomini, rispettivamente Bodo Ramelow e Stephan Harbarth.
E a proposito di Presidenza della Repubblica: a febbraio dell’anno prossimo scade il mandato di Frank-Walter Steinmeier, che però da tempo ha già fatto capire di essere particolarmente disponibile a una rielezione. Uno scenario che anche alla maggior parte dei tedeschi non dispiacerebbe.
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In un numero dedicato a nuovi arrivi e nuovi ruoli, come non spendere qualche parola sugli addii?
Il primo è quello di Angela Merkel alla scena politica continentale. La Cancelliera ha partecipato questa settimana per la 107esima e presumibilmente ultima volta al Consiglio europeo, che l’ha omaggiata con un video celebrativo. E la stessa cosa ha fatto Barack Obama. Dankeschön Angela.
Il secondo è quello di Jens Weidmann. Il capo della Bundesbank ha annunciato che lascerà il suo incarico in anticipo, a fine dicembre. Ufficialmente per motivi personali, ma molti ritengono che dietro le dimissioni ci sia un profondo disaccordo sulle politiche espansive della BCE, di cui Weidmann è da sempre critico, e che però potrebbero trovare maggiore sponda a Berlino con il nuovo governo. Ne scrive Pierluigi Mennitti su Start Magazine, mentre lo Spiegel immagina i possibili successori.
L’ultimo è un addio non proprio volontario: il potentissimo top editor della Bild, Julien Reichelt, è stato rimosso dall’incarico dopo una serie di accuse di abusi sessuali. Un lungo articolo del New York Times ricostruisce la faccenda.
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