RESET 2021 - Numero 49: Primi accenni di semaforo
SPD, Grünen e FDP hanno siglato un primo documento esplorativo, e intendono passare alla fase finale delle negoziazioni per dar vita alla coalizione di governo
Ieri è stato un giorno importante per la formazione del governo. SPD, Grünen e FDP si sono incontrati a Berlino per un incontro da cui far uscire un Sondierungspapier, un “documento esplorativo” con una prima traccia dei punti di accordo per inaugurare finalmente la coalizione-semaforo. E così è stato: poco dopo l’una, alla fine del giro di consultazioni, gli esponenti dei tre partiti si sono presentati alla stampa, annunciando la volontà di iniziare la fase finale delle trattative che condurrà al vero e proprio Koalitionsvertrag, il “contratto di coalizione”. Ora tocca ai singoli partiti, che dovranno discutere al proprio interno per decidere ufficialmente se proseguire: solo a quel punto si potrà delineare il calendario dei prossimi incontri. I vertici della SPD hanno approvato all’unanimità venerdì pomeriggio, per Verdi e FDP se ne parla fra domenica e lunedì.
Intanto sappiamo cosa è entrato nel Sondierungspapier e cosa no.
Al centro del documento c’è la modernizzazione del Paese, da raggiungere tramite uno snellimento della burocrazia e un “rilancio digitale” (digitale Aufbruch). Un ruolo fondamentale lo gioca anche la protezione del clima, con un programma dettagliato di leggi e misure necessarie da completare entro il 2022 che preveda anche un piano di ristrutturazione sostenibile degli edifici e la costruzione di nuove case. L’abbandono delle fonti energetiche da carbone è idealmente previsto per il 2030. Mentre si parla di un rafforzamento della mobilità elettrica, non c’è alcun accenno all’introduzione di un limite di velocità sulle autostrade.
L’aumento del salario minimo a 12 euro, cavallo di battaglia della SPD a cui i Verdi si sono sempre detti favorevoli, dovrebbe avvenire entro il primo anno di legislatura. Inoltre si pianifica una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro, anche attraverso misure di sostegno per le imprese. Nessun taglio alle pensioni e nessun aumento dell’età pensionabile, anche se si intende mettere mano al sistema pensionistico privato. E poi una grande novità: si propone di eliminare lo Hartz IV, il modello di sostegno che unisce sussidi di disoccupazione e sussidi sociali da diversi anni al centro di numerose critiche, e di sostituirlo con un Bürgergeld, un “reddito di cittadinanza”.
Per quanto riguarda scuola e infanzia, tema portato avanti soprattutto da Annalena Berbock durante la campagna elettorale, il piano è di aumentare i finanziamenti agli asili e alle scuole, soprattutto a tempo pieno, e di inserire i diritti dell’infanzia all’interno del Grundgesetz, la Costituzione - da cui invece dovrebbe sparire il concetto di Rasse (“razza”). Maggiori finanziamenti anche per le imprese, che devono essere aiutate - soprattutto quelle piccole e medie - ad affrontare la svolta digitale ed ecologica, e più soldi anche per sviluppo e ricerca, a cui andrà destinato il 3,5% del PIL. Niente patrimoniale, invece, mentre rimane lo Schuldenbremse, il “freno al debito” su cui Scholz e FDP sono da sempre d’accordo.
Sul tema migrazione si intende facilitare l’arrivo di lavoratori qualificati, magari introducendo un sistema a punti, e rafforzare i percorsi di integrazione. All’aumento delle possibilità di ingresso legale in Germania e di ricongiungimento familiare dovrebbe però corrispondere anche una maggiore velocità nelle espulsioni.
Come durante la campagna elettorale, nel testo si parla poco di politica estera. L’Unione Europea deve essere rafforzata e l’esercito sostenuto in maniera più efficace, anche nel quadro della NATO che naturalmente non viene messa in discussione, ma dell’aumento del budget destinato alla difesa al 2% del PIL non si fa menzione.
Infine si intende mettere mano alla legge elettorale, per evitare che in futuro il numero dei deputati nel Bundestag cresca ancora di più e per abbassare l’età minima per votare a sedici anni.
Olaf Scholz, che questa settimana è pure volato a Washington per il suo ultimo impegno in qualità di Ministro delle Finanze, è piuttosto ottimista, e ne ha tutte le ragioni. Il semaforo continua a essere l’opzione più popolare fra gli elettori, e secondo un sondaggio realizzato da ZDF-Politbarometer il Cancellierato Scholz è visto positivamente dal 75% degli intervistati - addirittura dal 55% dei sostenitori CDU/CSU.
Ma non di solo governo nazionale vive la SPD, che deve anche formare due governi regionali - uno in Meclemburgo-Pomerania Anteriore e uno a Berlino.
In Meclemburgo la trionfatrice delle regionali, Manuela Schwesig, intende varare un Bundnis di sinistra, governando insieme alla Linke in un governo rosso al quadrato. A Berlino invece la faccenda è più complicata. Franziska Giffey, candidata SPD vincitrice delle elezioni locali, vorrebbe mettersi alle spalle la coalizione rosso-rosso-verde che ha governato finora e tentare anche nella capitale la strada del semaforo, ma le trattative potrebbero essere più complicate del previsto. La SPD berlinese non gradisce particolarmente l’opzione, e soprattutto non ne sono entusiasti i Verdi locali, che preferirebbero continuare a tenere dentro la Linke: visto che sono arrivati a un’incollatura dai socialdemocratici, possono permettersi di negoziare con una certa forza.
Questo però è solo uno dei problemi, a cui presto potrebbe aggiungersene un altro. La Wahlleitung locale (cioè l’autorità responsabile per il voto) vuole infatti fare luce su tutti i problemi che ci sono stati il 26 settembre, e che hanno coinvolto a quanto pare 207 seggi. A prima vista non dovrebbero esserci conseguenze tali da minacciare il risultato delle elezioni, ma candidati e partiti potrebbero decidere di fare ricorso e portare la questione all’attenzione della Corte Costituzionale. Addirittura alcuni propongono di ripetere le elezioni nelle circoscrizioni incriminate.
Chi continua a trovarsi in alto mare, in mezzo alla tempesta, è la CDU. Ormai è chiaro a tutti che serve un rinnovamento profondo, ma come farlo nessuno lo sa.
A fine mese verrà tracciata la roadmap che porterà alla nuova dirigenza, e la questione è davvero apertissima.
Come dicevamo la volta scorsa, alcune figure di primo piano stanno iniziando a muoversi per riposizionarsi: a queste si sono aggiunte in questi giorni anche le donne del partito, in particolare alcune molto in vista. Ad esempio Julia Klöckner, Ministra dell’Agricoltura molto vicina ad Angela Merkel e plenipotenziaria del partito in Renania-Palatinato. Klöckner ha detto di augurarsi che nel gruppo dei potenziali successori di Armin Laschet possa aggiungersi un po’ di diversità, visto che finora si è parlato solo di uomini. Di Merz, Röttgen e Spahn abbiamo già detto; pare che qualche ambizione la stiano coltivando anche il neorieletto capogruppo al Bundestag Ralph Brinkhaus e l’esperto di politica economica Carsten Linnemann, deputato dal 2009.
Un altro nome circola molto da qualche settimana, ed è quello di Daniel Günther, Ministerpräsident dello Schleswig-Holstein di cui assunse la guida un po’ a sorpresa nel 2017. Günther è da parecchi anni piuttosto critico nei confronti dell’ala più radicale dell’Union - ad esempio in passato ha attaccato molto duramente Horst Seehofer quando l’ex capo della CSU e Ministro dell’Interno sembrava volersi spostare decisamente verso destra. Soprattutto, Günther nel suo Land è a capo di una Jamaika-Koalition insieme a Grünen e FDP, e il suo vice e Ministro dell’Ambiente è stato fino all’agosto 2018 un certo Robert Habeck, che ha lasciato gli incarichi quando ha assunto la leadership dei Verdi insieme ad Annalena Baerbock. Una CDU a guida Günther potrebbe essere piuttosto bendisposta verso ecologisti e liberali: un aspetto da non sottovalutare se ragioniamo in prospettiva, anche in un contesto in cui l’Union si ritrovasse all’opposizione di un governo semaforo.
Ieri è anche iniziato a Münster il Deutschlandtag della Junge Union, l’incontro delle organizzazioni giovanili di CDU e CSU - il primo evento ufficiale dalla sonora sconfitta del 26 settembre. Oltre a Tilman Kuban, leader della JU, parteciperanno tutti i pezzi grossi del partito: venerdì sera ha parlato Friedrich Merz, sabato sarà il turno di Armin Laschet, Jens Spahn, Ralph Brinkhaus e i due Generalsekretär , Paul Ziemiak per la CDU e Markus Blume per la CSU. Come avrete notato, manca un nome alla lista. Quello di Markus Söder.
Il capo della CSU doveva essere presente, ma ha dovuto rinunciare per poter partecipare a una conferenza di partito in Baviera. Potrebbe trattarsi in realtà di un pretesto: nonostante il sostegno di cui Söder ha goduto fra i giovani conservatori, che l’avrebbero visto meglio di Laschet come candidato Cancelliere, a molti non sono andate giù le continue frecciatine lanciate dalla Baviera verso il capo della CDU durante la campagna elettorale. Meglio non esporsi troppo, dunque.
Chi comunque non avrà vita facile è proprio Armin Laschet, il cui appeal nella Junge Union è sempre stato piuttosto debole. A gennaio scorso, durante le primarie, i giovani conservatori si erano schierati con Friedrich Merz, e anche Norbert Röttgen ha ormai fra di loro numerosi sostenitori. Per non parlare di Jens Spahn, da sempre uno dei beniamini della JU.
Tuttavia, oltre alla questione della leadership, bisognerà affrontare anche un tema spinoso: il voto dei giovani, sempre più distante dall’Union. Le elezioni del 26 settembre hanno sancito una spaccatura profonda fra i conservatori e le giovani generazioni, che hanno scelto in grande maggioranza Grünen, FDP e SPD. Un problema molto serio, per un’organizzazione politica giovanile che conta 100.000 iscritti ed è la più grande d’Europa.
Un altro partito in cui c’è maretta è AfD. La frattura fra moderati e radicali continua: questa settimana Jörg Meuthen, co-leader del partito ed esponente dei moderati, ha annunciato che non si ricandiderà per la leadership al congresso di dicembre. Un ulteriore segnale della forza e dell’influenza che le frange più estreme continuano ad avere, in misura sempre maggiore.
Vedremo se il partito si sposterà ancora più a destra; intanto sappiamo perlomeno che, nel Bundestag, la FDP non vuole sedercisi vicino, preferendo spostarsi al centro insieme ai Grünen.
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Come al solito, qualche consiglio per il weekend.
Cominciamo con un utile who’s who della CDU, ora che il partito è in gran fermento e non si sa chi potrebbe venir fuori come possibile erede di Armin Laschet. A cura di Deutsche Welle.
Sempre da Deutsche Welle un breve video sulle moschee di Colonia, che d’ora in poi potranno trasmettere pubblicamente la preghiera del venerdì.
Il Guardian dedica un lungo pezzo alla crisi della CDU, e al processo che condurrà al successore di Armin Laschet.
Infine, qualcosa non da leggere ma da ascoltare: io e Francesca Vargiu siamo stati intervistati da Possibilmente alle 21, il podcast di Possibile Milano (grazie Lorenzo!), e abbiamo parlato di elezioni tedesche ma non solo. Lo trovate su Anchor e su Spotify.
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