RESET 2021 - Numero 45: La campagna elettorale in tv
A una settimana dal voto, praticamente non si può accendere la tv senza imbattersi in un dibattito fra candidati
Per la politica tedesca questo è il momento dei dibattiti televisivi.
Domenica 12 c’è stato il secondo triello fra i candidati alla Cancelleria dei partiti principali: Annalena Baerbock, Armin Laschet e Olaf Scholz - ne ho scritto su Kater. Le cose non sono andate molto diversamente rispetto al primo dibattito: vedremo se cambierà qualcosa con l’ultimo, previsto per domani sera.
Intanto però i tre sono stati ospiti singolarmente di numerose altre trasmissioni, in particolare di due format molto popolari a ridosso delle elezioni: Klartext su ZDF e Wahlarena su ARD. In entrambe le trasmissioni i candidati rispondono a domande dei conduttori e del pubblico. E va detto che nessuno dei tre ha brillato particolarmente.
Armin Laschet è stato messo in difficoltà specialmente su due temi, uno per trasmissione. Ospite di Klartext si è dovuto confrontare con la domanda di Christina Klitzsch-Eulenburg, avvocatessa berlinese che ha spiegato di non poter far inserire anche il suo nome nel certificato di nascita del figlio avuto lo scorso anno con sua moglie. Nonostante in Germania ci sia il matrimonio egualitario, infatti, questa procedura è riservata alle sole coppie eterosessuali. Non solo: non le è neanche permesso riconoscere la genitorialità del bambino, cosa che invece sarebbe concessa ai genitori eterosessuali anche in caso non siano sposati. “Ai bambini come lui la legge concede di avere un solo genitore. Ma lui ne ha due: me e mia moglie”, ha detto Klitzsch-Eulenburg. Che poi ha chiesto a Laschet: “perché l’Union impedisce che mio figlio abbia due genitori legalmente riconosciuti, e possa così essere tutelato come tutti gli altri bambini nel Paese?”
Laschet ha risposto in maniera un po’ abborracciata. Ha riconosciuto l’esistenza del problema, e si è affrettato a chiarire che gli è dispiaciuto non essere parte del Bundestag che ha approvato il matrimonio egualitario perché lui avrebbe votato a favore, ma ha sottolineato i punti critici relativi alle leggi che regolano le adozioni, che rendono la questione meno semplice e lineare di quanto possa a prima vista sembrare. Serve un dibattito più ampio, ha detto Laschet, che però non ha mai indicato con precisione quali sarebbero i punti da approfondire e gli impedimenti che attualmente impediscono l’inclusione alle coppie omosessuali dei diritti garantiti a quelle eterosessuali. Tanto che spesso Klitzsch-Eulenburg ha dovuto ricordargli che il titolo della trasmissione a cui partecipava era Klartext, e che quindi ci si attendeva che “parlasse chiaro”. Ma il capo della CDU non l’ha fatto.
Durante la sua partecipazione a Wahlarena, invece, Laschet è stato messo in difficoltà dall’intervento di una giovane attivista di Fridays for Future - che secondo alcuni sarebbe stata preparata per l’occasione da un’altra nota attivista di sinistra, Emily Laquer. Il candidato conservatore ha sottolineato la fondamentale importanza della lotta al cambiamento climatico per il voto del 26 settembre, ma questo non è bastato a salvarlo da dure critiche. “Lei ha sostanzialmente elogiato sé stesso per la politica climatica in Nordreno-Vestfalia [il Land di cui Laschet è Ministerpräsident]. Ma in questi anni la vostra politica è stata catastrofica, segnata da decisioni palesemente sbagliate”, ha accusato la ragazza, come il blocco all’espansione delle energie rinnovabili legato a motivi essenzialmente burocratici. Laschet ha definito false le accuse, assolvendo sé stesso e il suo partito, sostenendo una volta eletto Cancelliere di voler velocizzare le procedure per l’espansione della rete elettrica e il rafforzamento di quella ferroviaria. Ma l’impressione è stata quella di una certa confusione e parecchie contraddizioni, e di un sostegno alla lotta contro il cambiamento climatico fatto più di parole che di proposte concrete.
È andata un po’ meglio, ma solo di poco, a Olaf Scholz. Ospite di entrambe le trasmissioni, il Ministro delle Finanze ha parlato di diversi temi, dalle tasse che a suo giudizio non possono essere abbassate alla politica estera portata in primo piano dalla crisi in Afghanistan, passando per le pensioni che ha promesso resteranno stabili. Ma dal pubblico è arrivata la domanda sulla questione che il candidato socialdemocratico teme di più: lo scandalo Wirecard, di cui avevamo parlato tempo fa. Una spettatrice ha preso la parola e ha raccontato di aver subito gravi perdite a causa delle azioni legate al gruppo finanziario, che venivano ancora proposte come investimento quando le irregolarità sui bilanci segnalate dal Financial Times erano già diventate di dominio pubblico. L’autorità pubblica di vigilanza finanziaria, il BaFin (Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufischt), che dipende dal Ministero delle Finanze, avrebbe dovuto andare a fondo della faccenda: invece ha citato in giudizio i giornalisti, lanciando un pessimo segnale di protezione nei confronti dei responsabili dello scandalo. “Perché non ha approfondito la cosa?”, è stato chiesto a Scholz, che non ha potuto fare altro che riconoscere la serietà della faccenda e condividere l’amarezza della spettatrice. Che però ha trovato la sua risposta del tutto insoddisfacente.
Come per il candidato conservatore, anche per quello socialdemocratico il tema dei diritti civili è risultato particolarmente scivoloso. Un’attivista lgbtqi+ ha chiesto conto a lui e al suo partito del voto contrario alle proposte di modifica di alcune leggi ancora discriminatorie nei confronti delle persone transessuali: anche in questo caso Scholz non ha potuto far altro che abbozzare una risposta poco convinta. Da un lato ha dichiarato che le modifiche arriveranno sicuramente, con il prossimo governo da lui guidato, ma dall’altro ha ricordato che l’attuale maggioranza include l’Union, e dunque è stato necessario negoziare un contratto di governo dentro cui alcuni punti sono stati obbligatoriamente sacrificati.
Annalena Baerbock si è subito trovata immersa in un ambiente decisamente ostile. I primi tre interventi del pubblico durante la sua partecipazione a Klartext provenivano da spettatori agli antipodi della candidata Cancelliera verde: un uomo preoccupato per i posti di lavoro a rischio nell’industria del carbone, un imprenditore agricolo infastidito dalla demonizzazione degli allevamenti intensivi e un attivista di un movimento contrario all’energia eolica. Come nota questo editoriale della Frankfurter Rundschau, da certi punti di vista è un bene che il contesto fosse così difficile: se diventasse Cancelliera, Baerbock avrebbe a che fare ogni giorno con le esigenze e i bisogni di persone per cui il cambiamento climatico non è un’urgenza. Anche i conduttori ci hanno messo del loro: uno dei due moderatori, il giornalista Peter Frey, ha sottolineato ancora una volta l’assenza di esperienza di Baerbock rispetto non solo ai suoi avversari, ma anche rispetto a tutti i precedenti Cancellieri tedeschi. Baerbock ha risposto insistendo sulla sua candidatura come segnale di cambiamento, di un nuovo inizio. Un tema su cui ha impostato gran parte della sua campagna e dei suoi messaggi durante le apparizioni televisive, presentandosi come il nuovo in contrapposizione al vecchio rappresentato dai partiti della Grosse Koalition, ma che forse non ha fatto granché breccia nel contesto difficile in cui si trovava.
Anche la sua partecipazione a Wahlarena è andata più o meno lungo la stessa linea. Anche in questo caso le domande del pubblico provenivano molto spesso da persone piuttosto lontane dalla sensibilità politica dei Grünen, ma Baerbock è riuscita se non altro a non farsi mai mettere eccessivamente sotto pressione. Tuttavia, come nota questo articolo dello Spiegel, non è neanche riuscita a mostrarsi molto risoluta nelle situazioni di confronto. Un fattore che da un lato gioca a suo favore: non si pone in una posizione giudicante o arrogante, mantiene l’impressione di essere accessibile e vicina alla gente. Ma dall’altro lato questo aspetto la porta talvolta a evitare prese di posizioni chiare e nette, soprattutto su questioni che esulano dai temi ambientali.
Oltre ai tre candidati principali, questa settimana c’è stato anche il dibattito televisivo dei partiti minori: FDP, CSU, Linke e AfD. Il formato però è stato molto criticato. La trasmissione è durata un’ora e un quarto, e i temi toccati sono stati moltissimi, troppi per il poco tempo a disposizione. I moderatori hanno spesso interrotto i politici in studio senza che potessero finire di rispondere, lasciando molte questioni senza un vero approfondimento.
A rappresentare la Linke era Janine Wissler, candidata alla Cancelleria e punto di riferimento dell’ala più radicale. Wissler si è trovata spesso in una situazione di uno-contro-tre, visto che gli altri tre partiti su alcuni temi sono abbastanza vicini tra loro, e ha avuto qualche difficoltà soprattutto sulle questioni di politica estera. Ad esempio ha duramente criticato la NATO per le concessioni al Presidente turco Erdoğan, ma ha chiesto invece un maggior dialogo con la Russia di Putin, nonostante si tratti in entrambi i casi di regimi autocratici e con una concezione della democrazia quantomeno discutibile. Ovviamente la questione è molto sensibile, vista la rilevanza della politica estera (e della posizione sulla Nato) per le prospettive di un ingresso nel governo con SPD e Verdi. Non è un caso che l’altro candidato alla Cancelleria, Dietmar Bartsch - che invece è un punto di riferimento dell’ala moderata - abbia dichiarato che l’uscita dalla Nato non sarà mai una condizione posta dalla Linke per iniziare le trattative.
Per la FDP era in studio il leader Christian Lindner, che ha parlato molto di possibili coalizioni. La sua preferenza è sempre per un accordo con l’Union, la cui debolezza carica sulle spalle del suo partito “la responsabilità particolare di organizzare una politica centrista”; per quanto riguarda una coalizione semaforo, con SPD e Verdi, il capo dei liberali non riesce proprio a immaginarsi che offerte potranno essere fatte, a parte evitare un ingresso della Linke nel governo. Tra l’altro, proprio in questi giorni Lindner sta facendo sapere quali sono le condizioni per imbastire una trattativa con la FPD: no all’aumento delle tasse e alla cancellazione del freno al debito, temporaneamente messo in soffitta durante la pandemia. Condizioni che naturalmente avvicinano i liberali all’Union, ma che non escludono in principio i socialdemocratici a guida Scholz. Dopo tutto, Scholz ha escluso un abbassamento delle tasse, e Lindner chiede che non vengano alzate; e sì, il Ministro delle Finanze ha firmato la sospensione del freno al debito per combattere gli effetti economici del Covid, ma è da sempre molto attento alla parità di bilancio e non lesina dichiarazioni in merito. Insomma, spazio per provare a tirar su un semaforo ce n’è.
Alexander Dobrindt, ex Ministro dei Trasporti, rappresentava la CSU. Naturalmente ha confermato il sostegno unitario del partito ad Armin Laschet, ma ha anche sottolineato alcune proposte proprie dei bavaresi che il candidato conservatore non vede di buon occhio, come un ampio piano di sgravi fiscali. Per AfD c’era invece in studio Alice Weidel, candidata alla Cancelleria insieme al leader del partito Tino Chrupalla, che non ha risparmiato attacchi più o meno a tutti gli altri partiti, cercando come sempre di presentare AfD come l’unica alternativa realistica ed efficace.
In conclusione, va detto che i dibattiti televisivi questa volta sembrano proprio non essere molto entusiasmanti. È difficile identificare i momenti notevoli, soprattutto in positivo, ed è legittimo ipotizzare che rispetto al passato stiano contribuendo di meno a modificare l’orientamento di voto degli indecisi. Indecisi che secondo un sondaggio riportato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung sono ancora moltissimi: circa il 40%.
A proposito di momenti notevoli, qualcuno ce n’è stato: non in questo dibattiti, però, ma in altri. Dibattiti televisivi che hanno visto protagonisti inaspettati: i bambini. Il programma Late Night Berlin ha infatti organizzato una breve sessione in cui Laschet e Scholz si sono sottoposti alle domande di due bambini, con risultati ragguardevoli. Scholz si è sentito chiedere, fra le altre cose, se Putin è un assassino, Laschet invece se Hans-Georg Maaßen è un nazista. Laschet è stato anche criticato perché in alcune foto lo si vede fumare, ma lui ha assicurato che comunque non aspira.
E un ragazzino è stato il protagonista di un altro momento notevole, che ha coinvolto il capo di AfD Tino Chrupalla. Intervistato dal Kinderreporter tredicenne della trasmissione per ragazzi Logo!, Chrupalla ha sottolineato l’importanza dello studio della cultura tedesca, ad esempio delle poesie tedesche. Alla domanda su quale fosse la sua preferita, però, ha risposto che in quel momento non gliene veniva in mente nessuna. Non si è fatta sfuggire l’occasione Karin Göring-Eckardt, esponente di primo piano dei Verdi: ospite di un dibattito televisivo a cui partecipava anche Chrupalla, ha avuto cura di regalargli una raccolta di poesie di Heinrich Heine.
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Come sempre, un paio di consigli di lettura.
A proposito di BaFin e Wirecard: martedì 14 Deutsche Bank aveva pubblicato un paper in cui criticava duramente l’autorità di vigilanza finanziaria e il governo, proponendo una serie di riforme per il settore finanziario tedesco. Mercoledì 15 sempre Deutsche Bank però lo ha rimosso dal suo sito, affermando in un comunicato che le opinioni espresse nel paper erano dell’autore, e non rappresentavano quelle di Deutsche Bank o del suo gruppo di ricerca. Ne parla il Financial Times.
Il 26 settembre si recheranno alle urne anche oltre 7 milioni di cittadini tedeschi con background migratorio: un numero significativo, che però in questa campagna elettorale è ignorato dai partiti. Ne parla Deutsche Welle.
Infine, su Kater potete trovare un altro pezzo dedicato al confronto fra i programmi dei partiti tedeschi: Edoardo D’Alfonso Masarié ci parla delle proposte sulle pensioni.
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