RESET 2021 - Numero 39: Dopo la catastrofe
Mentre ancora si spala il fango nelle zone più colpite dall'alluvione della scorsa settimana, si cerca di ipotizzare che conseguenze potranno esserci in vista delle elezioni di settembre
Una settimana dopo l’alluvione che ha devastato la parte sudoccidentale del Paese, una delle domande che rimangono è che effetto avrà questa catastrofe sulle elezioni di settembre. Come dicevamo sabato scorso, e come ha raccontato benissimo su Kater Edoardo D’Alfonso Masarié, non sarebbe la prima volta che un evento del genere si fa sentire nelle urne.
Finora Annalena Baerbock e Olaf Scholz hanno gestito un po’ meglio la situazione rispetto ad Armin Laschet. La candidata verde ha espresso la sua vicinanza, ma non ricoprendo ruoli di governo non ha la possibilità di fare molto: uno svantaggio che invece non tocca il candidato socialdemocratico, Olaf Scholz, viceCancelliere e Ministro delle Finanze. Scholz si è recato nelle zone più colpite, non solo in Renania ma anche nel sud della Baviera, dove è stato accompagnato dal Ministerpräsident Markus Söder, e forte del suo ruolo nel governo ha potuto assicurare un impegno concreto per quanto riguarda aiuti e finanziamenti. Già pronto un pacchetto di 400 milioni di euro, senza lungaggini burocratiche a rallentarne la distribuzione.
Il Ministro delle Finanze può uscire rafforzato da questa crisi, presentandosi ancora una volta come “l’uomo del fare” dopo i successi messi a segno durante la pandemia. Può infatti rivendicare a sé le misure di aiuto varate dal governo, che nonostante numerosi problemi - fra la scarsa chiarezza sui criteri di assegnazione e i ritardi nelle erogazioni - hanno comunque rappresentato uno strumento importante per mantenere a galla le attività costrette a restare chiuse per molti mesi. Scholz è molto apprezzato dai tedeschi, che lo vedrebbero bene come Cancelliere: vedremo se anche questa emergenza porterà il suo gradimento a salire.
Chi non se la sta giocando troppo bene, invece, è Armin Laschet. Oltre alle difficoltà di cui dicevamo la volta scorsa, legate a un paio di frasi discutibili durante un’intervista televisiva, il candidato dell’Union è finito al centro di una polemica durissima per aver ridacchiato in maniera scomposta mentre il Presidente della Repubblica Federale, Frank-Walter Steinmeier, teneva un discorso in memoria delle vittime - il tutto in favore di telecamera.
Laschet è stato sommerso dalle critiche, naturalmente, e in poche ore l’hashtag #Laschetlacht (“Laschet ride”) ha tappezzato Twitter e gli altri social media. L’indignazione nei confronti del capo della CDU è stata grande, e in molti hanno visto in questo comportamento la certificazione del suo essere unfit to lead.
Certo è ancora presto per determinare quanto peserà tutta questa vicenda nell’orientare l’elettorato a fine settembre: oltre alle figuracce di Laschet, alle dichiarazioni di Baerbock e agli impegni di Scholz bisognerà ad esempio vedere se davvero gli aiuti arriveranno così in fretta, e cosa verrà fuori dai report che analizzano i numerosi punti deboli nel sistema di prevenzione. Al momento però i sondaggi non sembrano indicare cambiamenti significativi: l’Union resta in testa, ma sotto il 30%; i Grünen sempre secondi, ma sotto il 20%; e la SPD in terza posizione, a qualche punto dai Verdi.
Sul gradimento dei candidati invece qualche variazione sembra esserci. Un sondaggio uscito il 17 luglio, nel pieno dell’affaire #Laschetlacht, sembrava ridimensionare le conseguenze negative della figuraccia del leader CDU: come segnalava Francesco De Felice, corrispondente da Berlino, “gli stivali di gomma [con cui Laschet si è fatto fotografare in visita ai luoghi più colpiti del suo Land] battono una risata fuori luogo”.
Altri sondaggi però, man mano che passavano i giorni, mostravano che Laschet qualche punto iniziava a perderlo. Ovviamente bisogna fare attenzione a confrontare lo storico delle rilevazioni in maniera precisa, senza mischiare sondaggi di istituti diversi, ma è ragionevole sostenere che quella risata a Laschet possa essere costata qualcosina.
In suo soccorso però è arrivata la Cancelliera. Angela Merkel si è recata nei luoghi devastati dal disastro, che ha visitato con i Ministerpräsidenten dei Länder più colpiti: Laschet, appunto, e Malu Dreyer.
Secondo molti, da un lato Merkel con la sua visita ha fatto risaltare ancora di più la differenza rispetto al candidato che dovrebbe succederle, evidenziandone in maniera macroscopica l’inadeguatezza. Dall’altro lato, tuttavia, gli ha dato una grossa mano a tirarsi fuori da una situazione particolarmente difficile: apparsi fianco a fianco in conferenza stampa, hanno dato un’impressione di continuità e di sostegno che ha certamente giovato all’attuale leader della CDU.
Una continuità che Merkel ha in qualche modo sottolineato anche durante il suo ultimo tradizionale incontro estivo con la stampa berlinese, giovedì 22. “Non vedo differenze fra Armin Laschet e me”, ha detto la Cancelliera, relativamente alla questione cruciale di quest’anno e mezzo, la gestione della pandemia: una dichiarazione in certa misura sorprendente, visto che invece nei mesi scorsi differenze fra i due ce ne sono state e anche profonde, che però suona più come un avvertimento per Laschet a non discostarsi dalla linea del governo che come una semplice constatazione. Merkel ha preso le difese di Laschet anche riguardo al suo impegno per la protezione del clima, seppur in maniera non molto convinta. Nelle sue risposte alla stampa la Cancelliera ha citato per ben tre volte gli attivisti di Fridays for Future e la loro leader tedesca, Lisa Neubauer, sottolineando l’urgenza delle istanze che rappresentano. Una posizione decisamente diversa rispetto a quella di buona parte del suo partito, la CDU - mai nominato esplicitamente durante l’incontro (!) -, e anche abbastanza lontana dal modo in cui Laschet affronta la questione.
Insomma, l’impressione è che Merkel sia consapevole dell’autorevolezza che ancora detiene agli occhi degli elettori tedeschi e sia disposta a fare il suo per la campagna elettorale, mostrando il suo sostegno al candidato dei conservatori, ma senza esagerare, senza farsi coinvolgere troppo.
Dopo 16 anni al governo, che se la sbrighino un po’ anche gli altri, se sono capaci.
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Cosa leggere questa settimana?
Come forse avrete letto, USA e Germania hanno finalmente trovato un accordo su un tema parecchio spinoso, il gasdotto Nord Stream 2. Politico riassume la questione, sottolineando però come alla fine tutto dipenda ancora dall’atteggiamento della Russia, proprio uno dei punti da sempre più problematici di tutta la questione. Le mixed reactions all’accordo vengono descritte anche in questo articolo di Deutsche Welle.
Sempre Politico offre una panoramica sulle posizioni dei principali partiti per quanto riguarda clima e trasporti. Deutsche Welle invece analizza le dichiarazioni dei candidati alla Cancelleria sul tema del cambiamento climatico e dell’immigrazione.
Infine, sempre su Deutsche Welle, una storia poco edificante dalle zone colpite dall’alluvione. La giornalista Susanna Ohlen, reporter di RTL inviata in Renania a documentare la catastrofe, è stata ripresa mentre si spalmava del fango addosso, per aumentare la drammaticità e “l’autenticità” dei suoi servizi. Appreso l’accaduto, RTL ha provveduto a sospenderla.
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