RESET 2021 - Numero 28: L'anima di AfD
Il partito di estrema destra deve scegliere la coppia di candidati con cui presentarsi alle elezioni di settembre
Giusto un paio di settimane fa Alice Weidel, candidata alla Cancelleria per AfD nel 2017, aveva dichiarato che stavolta non sarebbe stata disponibile.
Nel frattempo deve aver cambiato idea. Ospite mercoledì sera del talk show condotto dal giornalista Markus Lanz, Weidel ha rivelato il suo piano in vista delle elezioni di settembre: ottenere la candidatura in team con uno dei due leader del partito, Tino Chrupalla.
La coppia Weidel-Chrupalla non è l’unica a essersi fatta avanti: a contendersi la candidatura c’è un altro duo, formato da due esponenti molto meno noti. Si tratta di Joachim Wundrak, generale dell’aeronautica in pensione, e della deputata Joana Cotar. La disparità delle forze in campo è evidente: Weidel e Chrupalla sono molto noti e occupano posti importantissimi nell’organigramma del partito, mentre Wundrak e Cotar sono sostanzialmente due sconosciuti. Tra l’altro, a quanto pare Cotar aveva chiesto a Chrupalla di candidarsi insieme, ma la sua proposta era stata rifiutata.
Le due coppie di candidati rappresentano in maniera piuttosto chiara le due anime degli alternativi: Wundrak e Cotar appartengono all’ala moderata guidata dall’altro leader del partito, Jörg Meuthen, mentre Weidel e Chrupalla sono considerati più vicini al fronte radicale legato soprattutto al turingiano Björn Höcke. E il fatto che i candidati più papabili - i vincitori annunciati - siano riconducibili all’ala più estremista rende bene l’idea del rapporto di forze all’interno di AfD. Il partito è ormai pesantemente sbilanciato verso la destra più nazionalista e identitaria. In tutte le occasioni più recenti il gruppo di Höcke è sempre uscito rafforzato dagli scontri interni, e lo si è visto anche durante il congresso a Dresda in cui si è ufficializzato il programma elettorale, ricco di proposte riconducibili alla corrente più estremista.
Per certi versi questo è un nuovo, ennesimo capitolo dello “scontro finale” fra le due anime di AfD, quella moderata che punta a un partito salonfähig (“da salotto”, cioè presentabile) e quella radicale che punta a estremizzare la protesta e strizza l’occhio a complottisti, xenofobi e Querdenker. Finora il copione di questa eterna lotta fra il Male e il Peggio è sempre stato lo stesso: chi si è messo alla guida degli estremisti è riuscito a estromettere i moderati, ma quando poi ha cercato di spostare il partito su posizioni più moderate è stato a sua volta estromesso da un altro che aveva nel frattempo assunto la guida degli estremisti. La parabola dell’ex-leader Frauke Petry ha seguito esattamente questa traiettoria. Con l’appoggio dei gruppi più radicali era riuscita a scalare AfD ai danni dei fondatori, economisti di destra anti-euro e anti-UE ma non necessariamente razzisti xenofobi. Ma quando aveva provato a trasformare il partito portandolo su posizioni più concilianti, era stata sconfitta da Höcke e da Meuthen, nel frattempo abili a raccogliere intorno a sé l’ala nazionalista.
Tutto ora sembra indicare che per Meuthen, che da qualche tempo sta cercando di spostare AfD all’interno del perimetro dei partiti bürgerlich - cioè “borghesi”, “civili” - si stia preparando lo stesso destino. L’idea di Meuthen era arrivare alla candidatura di uno Spitzenduo in qualche modo unitaria, che unisse cioè un esponente dell’ala moderata e uno dell’ala radicale. Ma lo scontro fra queste due coppie mostra invece che solo uno dei due fronti uscirà vincitore dalla battaglia, ed è molto probabile che a trionfare sarà ancora una volta l’ala radicale di Björn Höcke.
Ora la parola passa agli iscritti, che hanno tempo per votare online fino al 25 maggio. In caso nessuna delle due coppie ottenga la maggioranza ci sarà un ballottaggio, che si terrà al più tardi il 2 giugno.
Gli ultimi sondaggi danno AfD fra il 10% e il 12%, giusto un filo meno del 12,6% che prese alle elezioni del 2017. Stavolta probabilmente non sarà più il terzo partito, visto che quasi sicuramente Grünen, Union e SPD arriveranno davanti, ma è indubbio che ormai costituisca un pezzo rilevante dello scenario politico tedesco.
Sarà interessante vedere come evolverà la situazione interna e che conseguenze ci saranno dal punto di vista elettorale. Perché se l’ala nazionalista vincerà ancora e riuscirà a diventare egemone nel partito, e AfD continuerà a prendere il 10% alle elezioni comunque, allora la Germania ha un problema davvero difficile da risolvere.
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Come sempre, un paio di cose da leggere, prima di salutarci.
Questa settimana il Bundeskriminalamt, l’Ufficio Federale della Polizia criminale, ha diffuso i dati relativi ai crimini di natura politica per il 2020. Il numero di reati di questo tipo è aumentato di oltre l’8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra record di 45.000 episodi. Più della metà sono riconducibili all’estremismo di destra: una tendenza emersa chiaramente già in passato, e a cui l’anno scorso su Kater avevamo dedicato un approfondimento.
Sempre su Kater potete trovare un mio riassuntone del modo in cui gli altri partiti si stanno preparando a una campagna elettorale al cui centro ci saranno i Verdi, che nei sondaggi continuano a volare.
Su Politico due pezzi interessanti a tema campagna vaccinale. Il primo, di William Glucroft, racconta come la rigida divisione in tre fasce di priorità per la somministrazione dei vaccini sia ormai stata abbandonata, seppure in via non ufficiale, tanto che si può ricevere una dose semplicemente passando dallo studio del proprio medico e chiedendo se per caso non sia avanzato qualcosa. Il secondo invece spiega perché la Germania non è per nulla convinta della proposta avanzata da Joe Biden di sospendere i brevetti per i vaccini, con motivazioni che effettivamente non sono irragionevoli.
Infine su Deutsche Welle una breve panoramica sulla proposta approvata dal Bundestag relativa alla sospensione delle restrizioni per i vaccinati e i guariti dal virus, a cui non si dovrebbero più applicare le limitazioni agli incontri e il coprifuoco notturno.
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