RESET 2021 - Numero 26: Candidati e candidate
I Grünen e l'Union hanno finalmente i loro candidati alla Cancelleria, ma gli umori nei due schieramenti sono parecchio diversi
Lunedì 19, intorno alle 11 di mattina, Robert Habeck ha aperto la conferenza stampa dei Grünen, e ha annunciato chi avrebbe guidato il partito alla Bundestagswahl di settembre: Annalena Baerbock, la sua partner al vertice. Per la prima volta i Verdi si presentano con una candidata alla Cancelleria che corre da sola, senza il tradizionale duo di candidati che è stato una costante delle elezioni precedenti. Ed è anche, finora, l’unica donna in campo.
La nomina di Baerbock non è stata del tutto una sorpresa: Habeck è forse più noto e più coccolato dai media, ma la maggioranza del partito preferiva come candidata Baerbock, che d’altra parte da parecchio tempo sta diventando sempre più popolare anche al di fuori della cerchia dei militanti verdi. Eletta al Bundestag nel 2013, ha una solidissima esperienza all’interno del partito, a più livelli: ha fatto a lungo parte dello staff di europarlamentari e deputati, e si è costruita una fama da esperta estremamente competente su numerose questioni. Le manca esperienza a livello amministrativo e di governo: ma il suo obiettivo è un rinnovamento della politica tedesca, “per lo status quo ci sono altri” - come ha detto durante il suo acceptance speech. E poi Baerbock è famosa per la cura e la meticolosità con cui si prepara, tutti sono convinti che farà molto in fretta a prendere confidenza con eventuali incarichi di responsabilità.
Incarichi, tra l’altro, sempre più probabili: se come tutto lascia credere i Verdi a settembre supereranno quota 20%, sarà impossibile creare qualunque alleanza di governo senza passare da loro.
Mentre i Grünen celebravano la loro candidata, l’Union precipitava sempre più nel baratro dello psicodramma. Domenica sera Markus Söder è volato a Berlino per un nuovo faccia a faccia con Armin Laschet, ma l’esito dell’incontro è stato ancora un nulla di fatto. Nessuno dei due si è tirato indietro.
Per Laschet la situazione diventava sempre più difficile. Ben 14 vertici regionali della Junge Union, l’organizzazione giovanile CDU-CSU, si sono schierati a sostegno di Markus Söder (su un totale di 18), e un sondaggio realizzato da Forsa ha calcolato che, con la candidatura di Laschet, l’Union rischia di perdere ben 98 deputati al Bundestag.
Tornato a Monaco nella mattinata di lunedì, Söder ha convocato una conferenza stampa e ha buttato di nuovo la palla nella metà campo della CDU. Dichiarandosi sempre disponibile, ha detto che avrebbe accettato la decisione della dirigenza della CDU, il cui incontro era previsto per la sera.
Tutti i segnali puntavano in direzione del Ministerpräsident bavarese. Ma come si dice: mai sottovalutare la tigna di Armin Laschet.
La riunione della direzione CDU è durata sette ore, ed è stata tesissima. Laschet ha messo subito in chiaro che si aspettava di concludere l’incontro con un voto e un risultato certo. È riuscito a evitare che venissero consultate le segreterie locali, in maggioranza pro-Söder, e alla fine - fra problemi tecnici e nervosismo diffuso - si è arrivati al voto. 31 voti per Laschet, 9 per Söder, 6 astenuti. Il Bundesvorstand (la direzione nazionale) della CDU ha confermato ufficialmente il suo sostegno alla candidatura di Armin Laschet.
Una vittoria a metà, a ben guardare: solo una settimana prima tutta la dirigenza del partito si era raccolta intorno al Vorsitzender, per quanto non in maniera ufficiale. E alcune figure di assoluto primo piano si sono dichiarate più o meno esplicitamente a favore di Söder: fra questi Peter Altmaier, Ministro dell’Economia e confidente strettissimo di Angela Merkel - dunque un interprete piuttosto affidabile del pensiero della Cancelliera. Persino Volker Bouffier, Ministerpräsident dell’Assia e da sempre grande sponsor di Laschet, ha espresso più di un dubbio poco prima della votazione finale. Una vittoria a metà, ma pur sempre una vittoria.
Intorno a mezzogiorno di martedì 20 Markus Söder si è presentato davanti ai microfoni, e ha accettato il verdetto. Ha ringraziato tutti quelli che lo hanno sostenuto - “molti addirittura anche nella CDU”: un’ultima frecciatina al rivale - e si è congratulato con Laschet, garantendogli sicuro e leale supporto.
Da un certo punto di vista non poteva che andare a finire così. Una volta sceso in campo, e rimastoci nonostante i sondaggi terrificanti, Laschet non aveva altra scelta che andare fino in fondo. Tirarsi indietro dopo una prova di forza di questo tipo lo avrebbe indebolito in maniera irreparabile, e avrebbe svuotato di senso la sua leadership - una leadership, ricordiamolo, vecchia di soli tre mesi, visto che il congresso che l’ha eletto risale a metà gennaio. Passare da capo del principale partito tedesco ad anatra zoppa in così poco tempo l’avrebbe consegnato ai libri di storia per un motivo davvero poco invidiabile.
Anche la direzione della CDU non poteva che fare quel che ha fatto. Votare per Söder avrebbe voluto dire sconfessare il suo stesso leader, dopo soli tre mesi dall’elezione: praticamente sarebbe stato come ammettere che, a metà gennaio, si è commesso un errore e si è scelto il candidato sbagliato.
La strada per Laschet è però tutta in salita. Bisogna convincere i sostenitori dell’Union, in grande maggioranza ancora convinti che non sia lui l’uomo giusto per le elezioni di settembre.
Ma soprattutto bisogna convincere l’elettorato in generale, e non sarà facile. Martedì sera, a poche ora dall’ufficializzazione della candidatura di Laschet, è uscito questo sondaggio, realizzato da Forsa.


Non solo l’Union è seconda dietro ai Grünen, ma il distacco è di SETTE PUNTI. Un’enormità.
Certo, è solo un sondaggio, e ce ne sono anche altri che, pur non lusinghieri con i conservatori, li danno comunque al primo posto, fra il 25% e il 27%. Ma è un segnale.
Dal canto suo, Markus Söder può tornarsene in Baviera senza troppi rimpianti. Fin dall’inizio sapeva che in questa faccenda la precedenza, come da tradizione, spetta alla CDU, e che nonostante la sua enorme popolarità le chance di spuntarla non erano moltissime. Ora può mettersi da un lato, godersi il titolo di “candidato del cuore” che gli è stato conferito dal Generalsekretär della CSU Markus Blume e aspettare che Laschet vada a sbattere, se i sondaggi verranno confermati nelle urne, dilettandosi poi in un prevedibile “ve l’avevo detto”. È però anche per lui un’occasione perduta: perché è vero che potrà sempre riprovarci fra quattro anni, ma quando gli ricapita un’altra pandemia che lo aiuti a far schizzare così in alto il suo apprezzamento fra i tedeschi? Non dimentichiamo che molta della sua popolarità è dovuta all’atteggiamento che ha tenuto durante la crisi (non necessariamente ai risultati): la linea dura che ha sempre sostenuto, insieme a Merkel, l’hanno reso agli occhi della gente un leader affidabile e uno stimato crisis-manager. È concreto il rischio che passata la stagione del Coronavirus torni a essere solo “un bavarese” - con tutta l’antipatia che questo comporta agli occhi di chi bavarese non è.
Comunque Söder sa che è bene battere il ferro finché è caldo: la CSU ha quindi rilanciato la sua campagna di iscrizioni online, valida su tutto il territorio nazionale, non solo in Baviera. E Söder ha concesso alla Süddeutsche Zeitung un’intervista in cui, pur confermando il sostegno a Laschet, sottolinea tutte le differenze che lo separano dal leader della CDU, anche in termini programmatici - maggiore attenzione all’ambiente, più poteri allo stato centrale, una decisa modernizzazione della società. “Un’economia forte in un mondo sano - questo il mio credo. Non ci affidiamo alla conservazione di strutture fatiscenti, ma a una tecnologia all’avanguardia. L’Union deve essere una forza progressista-liberale. Per me questo significa: uno stato forte, una società moderna che accetti stili di vita diversi, la priorità dei posti di lavoro in armonia con la protezione dell’ambiente e del clima.” Ci avvertite una velata critica di arretratezza e passatismo a Laschet, e un serrato corteggiamento ai Grünen? Beh, non siete i soli. Citando Edoardo D’Alfonso Masarié, collaboratore di Kater: potete tradurre tutta l’intervista in italiano con “Armin, #staisereno”.


A Laschet sono giunti gli auguri dei leader degli altri partiti. A congratularsi sono stati ad esempio Annalena Baerbock e Olaf Scholz, il Ministro delle Finanze e candidato Cancelliere della SPD. E si capisce: entrambi sono molto più contenti di doversi scontrare con lui invece che con Söder, avversario potenzialmente molto più pericoloso.
Un po’ freddine, invece, le reazioni all’interno dell’Union. Angela Merkel, tramite il portavoce del governo Steffen Seibert, si rallegra per i prossimi mesi di collaborazione, mentre alcuni esponenti delle sezioni locali parlano addirittura di “una decisione contro la base della CDU”. Non proprio il modo migliore per iniziare la campagna elettorale. Sapete invece chi ha mostrato grande entusiasmo? Friedrich Merz, lo sconfitto del congresso di metà gennaio. “Congratulazioni ad Armin Laschet”, ha detto alla Bild: “ora guardiamo avanti: basta con le questioni meschine, proposte concrete per le elezioni”, probabilmente anche lui fregandosi le mani in vista di quello che, per ora, sembra un disastro annunciato.
In questi giorni però è successa anche un’altra cosa. La settimana scorsa avevo parlato dello scontro fra governo centrale e Länder, e del tentativo di Angela Merkel di far passare la modifica alla Infektionsschutzgesetz, la legge per la protezione dalle infezioni, in modo da dare poteri più ampi allo stato federale in caso di emergenza, e scavalcare così le competenze dei Ministerpräsidenten. Questa settimana il progetto di modifica alla legge, il cosiddetto Notbremse (“freno d’emergenza”) è arrivato alle camere, e dopo una discussione intensa è stato approvato: mercoledì al Bundestag, giovedì al Bundesrat, il Senato federale. E il Presidente della Repubblica Federale Frank-Walter Steinmeier ha firmato. Il Notbremse è legge.
Nei distretti in cui l’incidenza dei contagi supera quota 100 per tre giorni consecutivi il governo centrale può imporre restrizioni più rigide, che includono fra le altre cose un coprifuoco fra le 22 e le 5 di mattina (anche se si può passeggiare o fare jogging da soli fino a mezzanotte), la turnazione nelle classi scolastiche e in caso di un superamento di quota 165 anche l’obbligo di didattica a distanza.
Angela Merkel ha vinto la sua battaglia, dunque? Eh, non è così semplice.
Il dibattito parlamentare è stato molto aspro, e alla fine i voti a favore del Notbremse sono stati 342: parecchi in meno dei circa 399 su cui, teoricamente, può contare il governo. E uno dei partiti all’opposizione, la FDP (i liberali), sta preparando un ricorso alla Corte costituzionale di Karlsruhe, in particolare sul punto problematico del coprifuoco. Numerose sono poi le critiche: ad esempio dal mondo della scuola e dell’università. In caso di attivazione del Notbremse, infatti, è previsto che venga introdotta la turnazione delle classi, senza distinzione però fra scuola e università: ma per le università la turnazione, secondo il Presidente della Conferenza dei rettori tedeschi Peter-André Alt, è in pratica impossibile. L’unico risultato sarebbe la cancellazione de facto di numerosi corsi.
Ostacoli da superare, insomma, ce ne sono ancora.
Il Notbremse è passato con 342 voti a favore, 250 contro e 64 astensioni. Fra gli astenuti i Grünen, come ha subito fatto polemicamente notare Nancy Faeser, deputata regionale della SPD in Assia:

“Sorprendente: i Verdi si astengono sul voto sulla Infektionsschutzgesetz e la candidata Cancelliera Annalena Baerbock siede in ultima fila e tace. Chi si propone per governare non può mettersi al riparo dalle domande difficili.”
Un chiaro segnale del fatto che la campagna elettorale è cominciata, e i Verdi sono il bersaglio principale.
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Oltre ai consigli di lettura questa settimana anche un paio di appuntamenti - ovviamente virtuali - in caso abbiate voglia di sentirmi parlare di Germania e politica tedesca.
Su Reset trovate un bel pezzo di Lorenzo Monfregola sul significato della candidatura di Baerbock per i Verdi tedeschi, e per il panorama politico ed economico tedesco in generale.
Due articoli tratti da Deutsche Welle a tema Grünen: il primo è un’analisi del loro programma economico, il secondo invece riguarda Annalena Baerbock ma non solo. Baerbock è infatti madre di due bambine, e in Germania alcuni si chiedono se sia possibile conciliare la Cancelleria con la maternità. Una domanda che rivela una visione decisamente arcaica e conservatrice delle madri che lavorano.
Per quanto riguarda gli appuntamenti, martedì 27 aprile alle 16:30 sarò ospite di Sale Scuola Viaggi per parlare di un libro che consiglio sempre a chi vuole capire qualcosa in più della Germania: Germany: Memories of a Nation di Neil MacGregor. Verso le 18:30 invece mi trovate qui insieme a Francesco Maselli, ospiti di Europe Direct Brescia - ah, e ovviamente iscrivetevi subito alla newsletter sulle presidenziali francesi di Francesco, Marat, se non l’avete ancora fatto.
Infine giovedì 29 alle 11:30 sarò ospite del Center for European Studies dell’Università di Salerno per parlare di Angela Merkel e di come si diventa Krisenkanzlerin.
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