RESET 2021 - Numero 23: Caos
La Krisenkanzlerin esce piuttosto malconcia da questo mese di marzo
La situazione in Germania si fa sempre più preoccupante. Le infezioni aumentano, la 7-Tage-Inzidenz (cioè il numero di nuovi contagi settimanali ogni 100.000 abitanti) è ampiamente sopra 100 e il piano di caute riaperture messo a punto un paio di settimane fa è ormai finito in soffitta, e chissà quanto ci resterà. La Germania è dentro la terza ondata fino al collo, ed è chiaro che bisogna fare qualcosa, soprattutto in previsione di un periodo potenzialmente molto rischioso come le vacanze di Pasqua, ormai alle porte.
Dopo un lunghissimo e tesissimo incontro con i Ministerpräsidenten, Angela Merkel ha annunciato martedì mattina come il Paese avrebbe affrontato la situazione: prosecuzione del lockdown attuale fino al 18 aprile, e restrizioni ancora più pesanti per il periodo pasquale, dal primo al 5 aprile. In quei giorni tutto chiuso, anche i supermercati e i negozi alimentari, a cui è concessa una parziale apertura solo sabato 3: ma per cinque giorni la Germania deve fermarsi completamente, spiega la Cancelliera. È l’unico modo per arrestare la crescita esponenziale dei contagi, ed evitare il collasso degli ospedali e delle strutture di terapia intensiva. Addirittura per le celebrazioni religiose si chiede alle chiese di tenere le funzioni online. Sarà Osterruhe, riposo di Pasqua.
Le reazioni sono però tutt’altro che entusiaste. Soprattutto viene identificato un problema di difficile soluzione, sia pratica che giuridica: la chiusura totale prevista per giovedì primo aprile. È Gründonnerstag, giovedì santo, ma si tratta di un giorno feriale: fermare tutte le attività, e soprattutto costringere tutti a farlo, è complicatissimo. Anche dal punto di vista del diritto del lavoro non c’è alcuna chiarezza sulle conseguenze di questa decisione: come andrà considerato quel giovedì? I lavoratori saranno costretti a prendersi un giorno di ferie? Come devono muoversi i datori di lavoro, gli imprenditori, i responsabili delle risorse umane? E le coperture assicurative?
Poi c’è la questione delle funzioni religiose. La proposta di rinunciare alle cerimonie pasquali è considerata inaccettabile sia dalla comunità cattolica che da quella evangelica, e anche il Ministro degli Interni Horst Seehofer (CSU) ci va giù pesante: “mi stupisce che partiti con la C [di Christlich, cioè “cristiano”] nel nome suggeriscano che le chiese si astengano dallo svolgere funzioni religiose, specialmente a Pasqua”.
Le critiche arrivano da tutte le parti, tanto che il giorno dopo Merkel fa marcia indietro. Niente Osterruhe: la chiusura totale, annunciata solo 24 ore prima, non ci sarà. Rimangono in vigore le attuali restrizioni. In una conferenza stampa di cui avrete certamente letto la Cancelliera definisce quel piano “un errore” e se ne assume la piena responsabilità, chiedendo scusa a tutti i cittadini tedeschi. Era una buona idea, ma purtroppo irrealizzabile.
In molti hanno avuto parole di elogio per il gesto di Merkel: quanti politici abbiamo visto chiedere scusa, negli ultimi anni? Ma nella testa della maggiore parte dei tedeschi ciò che rimane è altro: l’impressione che ora davvero nessuno ci stia capendo più niente, compresa la leader a cui in questi mesi di crisi si sono affidati con maggior fiducia, la Cancelliera.
Il caos delle riaperture e delle chiusure, il numero di contagi ormai in costante aumento, la campagna vaccinale che continua a procedere con una lentezza estenuante - meno di 300.000 somministrazioni al giorno, con milioni di dosi che rimangono sugli scaffali - contribuiscono a esasperare i tedeschi, sempre più insofferenti rispetto alle restrizioni. Anche il giudizio sulla gestione della pandemia si è praticamente rovesciato: come mostra questo grafico elaborato dall’istituto demoscopico Allensbach da febbraio i valori si sono invertiti, con le valutazioni critiche ampiamente superiori rispetto a quelle positive.
Secondo un altro sondaggio del Forschungsgruppe Wahlen ormai solo il 31% degli intervistati ritiene giuste le restrizioni, un drastico calo rispetto al 55% di febbraio. E anche la popolarità di Angela Merkel è inevitabilmente in calo: la Kanzlerin continua a essere in testa nell’apprezzamento dei tedeschi, ma con un punteggio decisamente minore rispetto alla fine dello scorso anno.
Molti tedeschi hanno ormai l’impressione che la gestione della pandemia stia scivolando nel caos, e che non ci sia più alcuna strategia. Un esempio riguarda il turismo: i viaggi interni a Paese sono ancora proibiti, visto che non è consentito pernottare negli alberghi se non per ragioni di necessità, ma è stato rimosso il divieto per alcune zone della Spagna. Moltissimi ne hanno approfittato per prenotare i voli verso una delle destinazioni più amate, Mallorca, con il risultato paradossale di avere la gente che non può andare in vacanza per qualche giorno nel Land confinante ma può andarsene in spiaggia alle Baleari. Anche su questo punto il governo sta ora pensando di fare marcia indietro, confermando però l’impressione di stare agendo senza una visione chiara, in preda alla confusione.
È ovvio che Angela Merkel non è l’unica colpevole, nonostante la sua assunzione “esclusiva” della responsabilità. Le decisioni vengono preso in accordo con i Ministerpräsidenten durante gli incontri della Ministerpräsidentenkonferenz - su Kater ne avevamo parlato qui - e in generale i governatori regionali hanno molta discrezionalità, visto che buona parte delle misure da implementare dipende da loro. Per dire: Tobias Hans, Primo Ministro del piccolo Saarland, regione al confine con la Francia, ha fatto sapere che già dopo Pasqua il suo Land uscirà dal lockdown duro, visto che lì la 7-Tage-Inzidenz è stabilmente sotto 100.
Ma è il simbolo Merkel a uscire male da questa situazione, la sua proverbiale capacità di affrontare e superare le crisi. Da questo mese di marzo la Krisenkanzlerin esce ridimensionata nella testa dei tedeschi, e le conseguenze naturalmente sono molto rilevanti anche in vista delle elezioni di settembre. Nei sondaggi l’Union è in caduta libera, fra il 26% e il 28%, come non capitava da prima dell’inizio della pandemia. Tutto il capitale di fiducia e apprezzamento accumulato nei primi mesi, quando la Germania affrontava la prima ondata con calma e disinvoltura, è andato perduto sotto i colpi della seconda e soprattutto della terza ondata.
Mai come ora è parso chiaro che ci si trova alla fine dell’era Merkel, alla fine del lunghissimo regno di una Cancelliera che in questo momento è troppo debole per guidare il Paese con fermezza e determinazione, visto che non è più alla guida del suo partito e non si ricandiderà, ma al tempo stesso troppo popolare per essere messa da parte. Per la prima volta da sedici anni lo scenario di una Union che torna all’opposizione diventa ora credibile: non necessariamente probabile, ma certo non impossibile come invece sembrava fino a poche settimane fa. Fra i problemi nella gestione della crisi e della campagna vaccinale e gli scandali di corruzione che non sembrano finire mai, i conservatori si trovano oggi in un momento difficilissimo, a pochi mesi dalle elezioni. E non possono neanche più chiedere aiuto alla loro Kanzlerin.
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Due cosine da leggere, prima dei saluti.
Venerdì è arrivata un’altra notizia piuttosto rilevante: la Corte Costituzionale di Karlsruhe ha bloccato la ratifica del recovery fund, sostenendo che prima della firma del Presidente Steinmeier è necessario approfondire una serie di questioni legali che non sono state affrontate a sufficienza durante i dibattiti parlamentari di questa settimana. Ne parla il Financial Times.
Su Politico la parabola di una delle vittime eccellenti di questi ultimi mesi di pandemia: il Ministro della Salute Jens Spahn, al centro del mirino per gli enormi problemi della campagna vaccinale.
Infine, un piccolo sfogo. Come sicuramente saprete giovedì scorso era dantedì, il giorno dedicato alla celebrazione di Dante Alighieri. Tra tutti gli articoli dedicati all’autore della Divina Commedia anche a me è capitato di finire su quello di Repubblica, in cui si denunciava “l’incredibile attacco” a Dante lanciato da un giornale tedesco: la Frankfurter Rundschau, che avrebbe definito il Sommo Poeta “arrivista e plagiatore”, nientemeno. Un affronto simile non poteva restare impunito, naturalmente: politici e intellettuali, da Salvini a Franceschini passando da Gianrico Carofiglio, si sono subito scagliati contro questi crucchi con sandali e calzini che credono di poter impunemente infangare il nome di questo gigante italiano del pensiero e delle lettere.
Ovviamente non era vero niente. L’articolo della Rundschau, a firma di Arno Widmann, è una celebrazione di Dante che ripercorre le numerose fonti di ispirazione del poeta fiorentino, che ha attinto a una tradizione ben nota - che va dai trovatori al Libro della Scala di Maometto - sublimandola e trasformandola nel suo viaggio dall’Inferno al Paradiso. Altro che “incredibile attacco”, bastava leggere l’articolo per rendersene conto. Ma come nota Roberto Saviano è più facile giocare ai tedeschi barbari e cattivi, evidentemente.
Ora capite perché dico sempre che per seguire la Germania sulla stampa italiana bisogna prima scartare un sacco di robaccia?
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