RESET 2021 - Numero 21: Domenica si vota e la CDU perde i pezzi
Alla vigilia di due importantissime elezioni locali il partito di Angela Merkel è scosso da gravi scandali
Domenica 14 marzo si terranno due elezioni regionali molto importanti. Si vota in Baden-Württemberg e in Renania-Palatinato, e si tratterà di un test fondamentale per fare un primo bilancio della leadership di Armin Laschet al vertice della CDU.
Avevo descritto la situazione nei due Länder qualche settimana fa, e avevo anche spiegato perché sono elezioni così importanti: in base a come andrà la CDU avremo qualche indizio in più su una questione cruciale, e cioè chi sarà il candidato Cancelliere dell’Union, lo schieramento conservatore. Per dirla facile: se la CDU andrà bene, significa che Laschet sta funzionando ed è probabile che la nomina l’avrà lui. Se la CDU andrà male, invece, significa che Laschet non convince granché e a quel punto salgono le chance di Markus Söder, Ministerpräsident bavarese e leader della CSU. Ovviamente essendo voti regionali ci sono un sacco di dinamiche locali in ballo, ma la rilevanza del livello nazionale, soprattutto in prospettiva delle elezioni di settembre, non va sottovalutato.
Un mesetto fa le cose sembravano mettersi abbastanza bene per Laschet. In Baden-Württemberg i Verdi continuavano a essere in testa nei sondaggi, ma la CDU aveva un vantaggio abissale sugli altri partiti: una riconferma del Ministerpräsident Winfried Kretschmann e della coalizione verde-nera al governo sembrava scontata. Il dato più interessante era però quello della Renania-Palatinato: la CDU, all’opposizione nel Parlamento del Land, un mese fa era in testa ai sondaggi, un paio di punti davanti alla SPD della Ministerpräsidentin Malu Dreyer.
Oggi, alla vigilia del voto, le cose per Laschet e la CDU sono peggiorate. Gli ultimi sondaggi danno il partito conservatore in calo in Baden-Württemberg, e soprattutto il vantaggio sulla SPD in Renania-Palatinato sembra perduto: i socialdemocratici sono dati alla pari o addirittura avanti.
Le cause di questo peggioramento nei sondaggi possono essere molte. Magari ai tedeschi le recenti uscite di Laschet a favore dell’allentamento delle restrizioni non sono piaciute. Ma è più probabile che il calo abbia a che fare con gli scandali che in questi giorni stanno scuotendo la CDU.
Nei giorni scorsi, infatti, si è scoperto che un parlamentare della CDU, Nikolas Löbel, avrebbe approfittato delle negoziazioni condotte dal governo per l’approvvigionamento di mascherine per far guadagnare alla sua azienda circa 250.000 euro. Löbel avrebbe intascato la somma facendo da intermediario fra due società private di Mannheim e Heidelberg e un produttore di maschere del suo Land, il Baden-Württemberg - sì, proprio dove si vota domenica. “Per evitare ulteriori danni al mio partito, lascio il mio mandato parlamentare con effetto immediato”, ha detto Löbel l’8 marzo, ed è anche uscito dalla CDU. Uno scandalo analogo ha coinvolto inoltre un deputato della CSU, Georg Nüsslein, che avrebbe ricevuto 660.000 euro - non dichiarati - per fare lobbying a favore di un altro fornitore di mascherine per un contratto governativo. Nüsslein ha lasciato il gruppo parlamentare della CSU, e ha annunciato che lascerà il Bundestag alla fine del suo mandato, cioè a fine legislatura.
Le reazioni, sia all’interno dell’Union che nell’opinione pubblica, sono state furiose. Tutti i vertici dei due partiti, CDU e CSU, hanno attaccato Löbel e Nüsslein in maniera durissima, pretendendo dimissioni ed espulsioni e condannando l’accaduto senza mezzi termini. Ma non era mica finita: giusto giovedì 11 un altro deputato CDU, Mark Hauptmann, è stato accusato di corruzione. Hauptmann avrebbe ricevuto denaro da stati esteri come Azerbaigian, Taiwan e Vietnam per degli annunci pubblicitari apparsi su un giornale regionale turingiano da lui pubblicato. Hauptmann ha respinto le accuse, ma ha deciso di lasciare il suo seggio parlamentare con effetto immediato.
In pochi giorni, l’Union ha perso tre parlamentari, e l’hashtag #CDUKorruption è trendtopic in Germania. Alla vigilia del voto in Baden-Württemberg e in Renania-Palatinato, il tempismo non poteva essere peggiore. Anche perché è tornata subito alla mente la vicenda che l’estate scorsa ha coinvolto Philipp Amthor, giovane e conosciuto parlamentare della CDU accusato di aver fatto lobbying per un’azienda americana, la Augustus Intelligence. La questione si pone in realtà in un’area grigia. Amthor era membro del consiglio di amministrazione dell’azienda e ne deteneva anche dei titoli azionari: tutte cose che non sono proibite secondo la legge tedesca. Il problema è che Amthor avrebbe usato il suo ruolo da parlamentare per svolgere attività in nome dell’azienda: e in un caso del genere dal lobbying si passerebbe alla corruzione vera e propria. Amthor ha respinto le accuse, ma si è dimesso dal consiglio di amministrazione di Augustus Intelligence e ha rinunciato ai titoli azionari. Il fatto però che rimanga comunque il capolista della CDU in Meclemburgo-Pomerania Anteriore per le elezioni di settembre ai tedeschi non è piaciuto per niente.
Con i fatti di questi giorni gli altri partiti sono subito andati all’attacco. Dure critiche sono giunte dalla SPD, e il leader dei Verdi Robert Habeck ha addirittura parlato di un “problema strutturale” nell’Union; e anche i liberali della FDP chiedono un’indagine indipendente sui contratti di fornitura delle maschere, per controllare a fondo la legalità degli accordi.
E la faccenda potrebbe diventare ancora più grossa, e più complicata per la CDU. In una mail di Nüsslein del 30 giugno scorso si parla infatti di un possibile accordo sulle forniture di mascherine con “JS”: ora, non serve che vi ricordi come si chiama il Ministro della Salute, vero?
In molti si stanno chiedendo: quelle iniziali, “JS”, si riferiscono proprio a Jens Spahn? E il Ministro della Salute era al corrente della storia? Cosa sapeva di tutta la vicenda?
Domande che non fa piacere rimangano nell’aria quando mancano pochi giorni a elezioni così importanti.
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Cosa leggere questa settimana?
Su Kater Domenico Ippolito ha recensito il remake di Wir Kinder vom Bahnhof Zoo: nel 1981 il film tratto dal libro di Christiane F. sconvolse i tedeschi, la serie di Amazon invece è un po’ un’occasione sprecata.
Sempre su Kater Edoardo D’Alfonso Masarié ha spiegato cosa sono le Klimalisten, le “Liste per il clima”, e che impatto potrebbero avere sui Verdi tedeschi anche dal punto di vista elettorale.
Sulla versione internazionale dello Spiegel, invece, un lungo reportage sulla misoginia in Germania e i suoi legami con l’estremismo di destra, a partire dalla storia di Stefan B. che nel 2014 stuprò e uccise una dodicenne a Neuburg an der Donau, in Baviera.
Infine, sicuramente avrete sentito che un’altra guida della Germania lascerà il suo mandato alla fine dell’estate, dopo un lungo regno durato 15 anni - 17 se consideriamo anche il periodo da “vice”. Proprio come Angela Merkel, anche Joachim Löw, il commissario tecnico della nazionale tedesca di calcio, fa un passo indietro, e dopo l’Europeo abbandonerà la panchina della Mannschaft. In questo articolo Deutsche Welle ripercorre la sua carriera, da giocatore e da allenatore.
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