RESET 2021 - Numero 2: Dalla Baviera con furore
Come Markus Söder potrebbe diventare il candidato Cancelliere dell'Union
Lo schieramento conservatore, in Germania, è composto da due partiti.
Uno è la CDU, la Christlich Demokratische Union Deutschlands, l’Unione Cristiano-Democratica di Germania: quello che conosciamo tutti, il partito di Angela Merkel.
L’altro è quasi uguale, anche nel nome e nella sigla: la CSU, la Christlich-Soziale Union in Bayern, l’Unione Cristiano Sociale in Baviera. La sorella (visto che in tedesco la parola “partito” è di genere femminile) bavarese della CDU. Insieme, formano la cosiddetta Union, e si spartiscono la rappresentanza politica del centro-destra nel Paese: la CSU in Baviera e solo in Baviera, la CDU in tutti gli altri Länder ma non in Baviera.
Differenze - e a volte tensioni - fra i due partiti ce ne sono, ma di solito l’Union si muove come un corpo unico, ad esempio a livello parlamentare, dove costituisce un unico gruppo. Le campagne elettorali locali (ad esempio per le Landtagswahl, le elezioni “regionali”) vengono condotte in autonomia, anche perché la CSU c’è solo in Baviera dove invece la CDU non compare; per le elezioni politiche, però, le due sorelle conservatrici corrono insieme, con un programma sottoscritto da entrambe e un candidato unico alla Cancelleria. E qui inizia la parte interessante della storia.
Tradizionalmente, infatti, il candidato Cancelliere proviene dalla CDU: è il partito principale, il più grosso, radicato su tutto il territorio tranne che in un unico Land che, per quanto ampio, economicamente rilevante e culturalmente sui generis, rimane comunque un unico Land.
Solamente due volte il candidato Cancelliere è stato scelto tra le file della CSU: nel 1980, quando l’Union candidò Franz Josef Strauss, leggendario leader dei bavaresi che guidò il partito per 27 anni, e nel 2002, quando a sfidare il socialdemocratico Gerhard Schröder alla ricerca del suo secondo mandato venne selezionato Edmund Stoiber, Ministerpräsident della Baviera dal 1993 al 2007.
In entrambi i casi non andò benissimo: sia Strauss che Stoiber uscirono dalle urne sconfitti, e dalle elezioni del 2005 il candidato alla Cancelleria dell’Union è sempre stato un uomo della CDU - o meglio una donna, visto che si è sempre trattato di Angela Merkel.
Ora però la CDU è alla ricerca di un nuovo leader, come dicevamo la volta scorsa presentando i tre - tre e mezzo, via - candidati alla guida del partito. L’Union punterà su uno di loro per il voto del prossimo anno?
La tradizionale risposta affermativa stavolta non è così scontata, anzi. E il motivo è un omone bavarese di quasi un metro e novantacinque, nato a Norimberga in Franconia, e noto fra le altre cose per gli spettacolari travestimenti che esibisce ogni anno alla Fastnacht in Franken, la festa di carnevale che si tiene a febbraio a Würzburg.
Lasciate che ve lo presenti: si chiama Markus Thomas Theodor Söder.

Markus Söder (Foto: Imago Images)
La relazione fra Söder e la CSU inizia presto: grande ammiratore di Franz Josef Strauss - di cui aveva una foto appesa sopra il letto, in modo da vederla come prima cosa appena sveglio - nel 1983 si iscrive sedicenne al partito e all’organizzazione giovanile che riunisce CDU e CSU, la Junge Union (JU). Nel 1995 giunge alla guida della sezione bavarese della JU, e vi rimane fino al 2003, quando lascia per sopraggiunti limiti di età; nel frattempo però si è anche fatto eleggere al Landtag (il Parlamento regionale) della Baviera, nel 1994, e si prepara per una carriera di successo nella CSU, di cui diviene Generalsekretär nel 2003. Il ruolo di Generalsekretär, cioè Segretario Generale, è molto importante nell’organigramma dei partiti tedeschi: tradizionale trampolino di lancio per i leader designati, è la figura che ha in mano l’organizzazione del partito e che tra le altre cose dirige le campagne elettorali, e ha quindi notevole peso e rilevanza. Per dire, nella CDU hanno ricoperto l’incarico sia Angela Merkel che Annegret-Kramp Karrenbauer, nella SPD gente che poi è diventata ministro o europarlamentare come Olaf Scholz, Hubertus Heil, Katarina Barley o l’ex leader Andrea Nahles.

Franz Josef Strauss (Foto: Giesel/ KAS-ACDP). Chissà come dev’essere svegliarsi ogni mattina, aprire gli occhi e vedere una foto così come prima cosa. Sappiamo comunque che, come ha rivelato lo stesso Söder, la foto di Strauss appesa sopra il letto non aiutava moltissimo con le ragazze.
Come Generalsekretär della CSU Söder continua a farsi strada, lavorando a stretto contatto con il capo del partito e Ministerpräsident della Baviera Edmund Stoiber e partecipando alla delegazione che negozia il contratto di governo fra Union e SPD, per la prima Grosse Koalition guidata da Angela Merkel. Dal 2007 entra nel governo del Land bavarese e non ne esce più: Staatminister (cioè “ministro” nel governo regionale) per gli affari federali ed europei nel gabinetto guidato da Günther Beckstein, si sposta poi all’ambiente e successivamente alle finanze durante i due mandati di Horst Seehofer. E proprio in rapporto all’attuale Ministro dell’Interno del governo tedesco Söder costruisce piano piano la sua piattaforma politica - per essere precisi sempre più in contrapposizione, fino a diventarne il principale avversario all’interno del partito. Tanto che quando si arriva alle elezioni politiche del 2017 e la CSU perde oltre dieci punti percentuali rispetto al 2013, mettendo Seehofer - all’epoca al vertice dei bavaresi e alla guida del Land - sotto forte pressione e costringendolo a lasciare gli incarichi a Monaco, è proprio Söder il successore designato: è lui a ereditare il governo del Land nel marzo 2018, quando Seehofer va a Berlino a fare il Ministro dell’Interno.
Ed è proprio a questo punto che la traiettoria politica di Markus Söder inizia a diventare davvero degna di grande attenzione.
C’è infatti un appuntamento molto importante in vista: le elezioni locali, previste per il 14 ottobre. Per capire quanto importanti, bisogna tenere presente che per la CSU governare a Monaco è esponenzialmente più importante che governare a Berlino: si tratta di un partito “locale”, che nel suo Land governa quasi ininterrottamente (escluso un triennio fra il 1954 e il 1957) dalla fine della seconda guerra mondiale, molto spesso in solitaria, senza bisogno di accordi di coalizione e potendo contare su una maggioranza assoluta di seggi al Landtag. Perdere le elezioni locali semplicemente non è un’opzione, ma non solo: anche non stravincere può essere un problema.
Le elezioni bavaresi dell’ottobre 2018 si preannunciano come molto difficili per Söder e i suoi: si teme una crescita ulteriore di AfD, Alternative für Deutschland, che nel Land alle politiche del 2017 è andata molto bene, e la strategia da allora messa in campo da Seehofer - spostarsi sempre più a destra e fare la faccia cattiva su immigrazione e rifugiati, per provare a recuperare gli elettori in uscita verso gli “alternativi” - non sembra dare i frutti sperati. Söder decide di tentare un’altra strada, che invece di portare verso destra riporta al centro: inizia a fare dichiarazioni durissime contro AfD, accusando il movimento di suggestioni antidemocratiche e di inaccettabile contiguità con ambienti neonazisti. Una vera e propria inversione a U rispetto a Seehofer, che intende identificare senza incertezze AfD non come un competitor ma come un avversario, addirittura un nemico.
Sappiamo come è andata: la CSU ha preso una discreta botta, ma le elezioni che dovevano trasformare la Baviera nel quarto Reich hanno invece rivelato al mondo la forza dei Grünen - come su Kater avevamo effettivamente previsto e raccontato in alcune analisi prima del voto.
Söder rimane Ministrerpräsident, stavolta a capo di una coalizione insieme ai Freie Wähler, e non cambia linea: continua gli attacchi contro AfD e riporta il baricentro del suo partito verso il centro, cercando nel frattempo di riposizionarsi in maniera più efficace anche sui temi di politica ecologica e di difesa dell’ambiente, ad esempio con iniziative tese a salvaguardare la biodiversità della regione. L’impressione è che Söder intenda inserirsi al centro di uno scenario politico che vede sempre più i Verdi come principale baluardo contro la deriva populista incarnata da AfD, una deriva che i partiti tradizionali (i cosiddetti Volksparteien, quei partiti che puntano a tutti gli strati della società e che in Germania sono tipicamente l’Union e la SPD) negli ultimi anni sono parsi del tutto impreparati ad affrontare. Se la strategia di Seehofer puntava a contendere la destra dell’elettorato ad AfD, quella di Söder è invece orientata a contendere il centro ai Grünen, partito trasversale per definizione, e per riuscirci è necessario accreditarsi come quello che davvero sa tenere i populisti al loro posto. Un approccio che paga non solo in Baviera, ma anche nel resto del Paese: ospite del congresso della CDU tenutosi a Lipsia nello scorso novembre, Söder è stato autore di uno dei discorsi più entusiasmanti ed applauditi, durissimo nei confronti di AfD e possibilista nei confronti di potenziali alleanze con i Grünen. Ed è stato in quel momento che ad alcuni osservatori è venuto in mente che forse il capo della CSU non intendeva solo rafforzare la sua posizione a Monaco, ma iniziava anche a fare qualche pensierino a Berlino.
E poi è arrivato il Coronavirus.
La Baviera è stata fin dall’inizio uno dei Land più colpiti: è qui che si è registrato il primo caso confermato in Germania, a fine gennaio. Finora le infezioni accertate nel Land sono quasi 86.500 (su 403.000 nel Paese), e i morti 2734 (su un totale di 9954).

I numeri del contagio aggiornati al 23 ottobre
Söder ha reagito subito con grande forza, vista la gravità della situazione: la Baviera è stata fra i primi Land a introdurre restrizioni, ad esempio la chiusura delle scuole e degli asili già a partire dal 16 marzo o l’obbligo di mascherina nei luoghi chiusi, e le ha mantenute più a lungo degli altri e in forme che continuano ad essere particolarmente rigide. Questo tipo di gestione ha forse aiutato a tornare entro livelli di guardia, almeno prima che si arrivasse alla zweite Welle, la “seconda ondata” di queste settimane, ma soprattutto ha dipinto Söder come l’uomo forte contro la pandemia agli occhi non solo dei bavaresi, ma di tutti i tedeschi: e il riscontro nei sondaggi di popolarità non è tardato ad arrivare.
Fin da aprile il leader della CSU rivaleggia con Merkel come politico più apprezzato, e ha un vantaggio siderale in tutte le rilevazioni sul gradimento dei possibili candidati alla Cancelleria dello schieramento conservatore. Un bel passo in avanti, se si considera che solo due anni fa, nell’agosto del 2018, Söder risultava il Ministerpräsident meno amato del Paese.

Un sondaggio realizzato fra il 23 e il 27 settembre dall’istituto Civey e rilanciato dallo Spiegel: alla domanda “Chi dovrebbe essere il candidato Cancelliere dell’Union?”, il 43,3% degli intervistati ha indicato Söder. Quasi 30 punti in più del secondo classificato, Friedrich Merz.

Un altro sondaggio utile a capire la popolarità di Söder: solo il 17% dei bavaresi sottoscrive l’affermazione “Il governo del mio Land non riconosce la gravità della situazione relativa al Coronavirus”, ulteriore segnale dell’apprezzamento che il leader della CSU riscuote sul tema della gestione della pandemia.
Non è tutto rosa e fiori nella gestione della crisi sanitaria, comunque: ad esempio ad agosto c’è stato un grosso problema che ha coinvolto moltissimi bavaresi al ritorno dalle vacanze. Lungo le autostrade erano infatti state predisposte tre postazioni attrezzate per testare chi tornava dalle ferie: il guaio è che su circa 60.000 test così effettuati, ben 40.000 risultati (tra cui almeno 900 positivi) non sono stati comunicati. Addirittura si è temuto che potessero essere andati perduti: la ministra regionale per la salute, Melanie Huml (CSU), aveva per questo motivo rassegnato le dimissioni, respinte però da Söder.
Inoltre, alcune delle misure varate dal governo regionale sono state criticate perché un po’ fumose o troppo complicate - ad esempio la recente introduzione di un nuovo livello di allarme, il dunkelrot (rosso scuro), che dovrebbe applicarsi ai distretti in cui i nuovi contagi superano i 100 per 100.000 abitanti negli ultimi 7 giorni, e che molti vedono come un’inutile complicazione aggiunta al sistema-semaforo elaborato nei giorni scorsi. E l’atteggiamento di Söder è secondo alcuni diventato un po’ troppo da sceriffo: quello di chi ordina e stabilisce molto, ma spiega poco.
Tuttavia, come abbiamo visto, la maggior parte dei bavaresi continua a fidarsi del suo Ministerpräsident durante questa pandemia, e questa fiducia sembra condivisa anche da un buon numero di tedeschi; insomma, che il candidato Cancelliere dell’Union provenga dalla Baviera per la terza volta nella storia ormai è qualcosa più di una remota eventualità: è una probabilità concreta. E il fatto che lo schieramento conservatore sia nuovamente parecchio avanti nei sondaggi per le politiche dell’autunno prossimo lascia immaginare che fra un anno potremmo addirittura trovarci in una situazione mai vista prima, quella di un governo federale guidato da un esponente della CSU.
Söder potrà fare anche il Cancelliere? O come si chiedeva a luglio lo Spiegel in una copertina poi non data alle stampe, che giocava con il suo enorme talento nei travestimenti: kann er auch Kanzlerin? Può fare anche la Cancelliera?

Per saperlo, non dobbiamo solo aspettare che l’eventuale candidatura venga ufficializzata; bisogna ovviamente anche aspettare l’esito del voto, e soprattutto vedere cosa ne pensano dall’altra parte quelli della SPD. Che invece un candidato ce l’hanno già, ma di questo parliamo la prossima volta.
Ah, e un ultimissimo aggiornamento: vi ricordate di Jens Spahn, il giovane Ministro della Salute di cui parlavamo la volta scorsa? Il partner scelto da Armin Laschet nel ticket per la guida della CDU, quello che però in molti vorrebbero si smarcasse e corresse da solo, visto l’alto gradimento di cui gode in questi mesi.
Beh, mercoledì Spahn è risultato positivo al Coronavirus.
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Prima di lasciarci, un paio di consigli di lettura per approfondire.
Su Politico un articolo di un anno e mezzo fa, a firma di Laurenz Gehrke, che spiega bene la strategia di “centrismo ambientalista” di Söder a cui accenavo più su, il suo tentativo si rispostarsi al centro guardando ai Verdi come ai veri competitor elettorali, e le difficoltà che questo approccio comporta, anche dentro al partito. Certo, in un anno e mezzo il mondo è finito sottosopra, ma quella strategia rimane un punto fermo del posizionamento politico del leader della CSU, e rimarrà certamente utile per capire le sue mosse - soprattutto se alla fine sarà lui il candidato Cancelliere.
Su Kater, invece, due pezzi di Edoardo D’Alfonso Masarié: un’intervista alla base della CSU, per capire meglio come si sentono i conservatori bavaresi in una fase che potrebbe portare il loro leader alla Cancelleria per la prima volta nella storia, e un interessante excursus su una caratteristica di Söder che è in realtà cruciale per una carriera politica bavarese baciata dalla fortuna - una moglie di nome Karin. E se vi sembra strano leggete il pezzo, capirete perché.
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