RESET 2021 - Numero 19: Il congresso della Linke
Dopo otto anni il partito di sinistra ha una nuova leadership
Dopo ben due rinvii, finalmente la Linke ce l’ha fatta. Il partito di sinistra è riuscito a tenere il suo Parteitag, il suo congresso - in formato digitale vista la situazione.
L’appuntamento era particolarmente importante: era prevista l’elezione del nuovo Spitzenduo, la doppia leadership, dopo gli otto anni vertice di Katja Kipping e Bernd Riexinger. E la contesa si è conclusa con il risultato ampiamente atteso: il voto online dei delegati ha premiato le due vincitrici annunciate, Susanne Hennig-Wellsow e Janine Wissler.
Hennig-Wellsow viene dalla Turingia, dove guida il partito ed è una delle principali consigliere di Bodo Ramelow, il Ministerpräsident della Linke. Come Ramelow rappresenta l’ala più pragmatica del partito, quella che vuole governare. Wissler invece guida il drappello del partito nel Parlamento dell’Assia, ed è uno dei volti più noti dell’ala radicale, molto stimata dal fondatore Oskar Lafontaine e oratrice efficacissima. La votazione che le ha elette è stata praticamente un plebiscito: 448 voti su 532 per Wissler, l’84,2%, 378 voti su 536 per Hennig-Wellsow, il 70,5%.
Le differenze fra le due sono emerse con chiarezza nei discorsi tenuti durante il congresso. Wissler ha tenuto fede alla sua fama: “noi vogliamo cambiare la società dalle fondamenta”, ha detto, dichiarando guerra al “credo neoliberale” responsabile dei bassi salari nel settore sanitario e delle condizioni sempre peggiori in cui si trovano i disoccupati. Un discorso appassionato e pienamente nel solco della tradizione anticapitalista del partito.
Per Hennig-Wellsow, invece, è tempo che la Linke si assuma la responsabilità di governare, non solo nelle regioni ma anche a livello nazionale. “Non possiamo più aspettare, le persone non possono più aspettare”, e questo anno elettorale offre un’occasione unica: se il prossimo governo sarà nero-verde (cioè una coalizione Union + Grünen) o rosso-rosso-verde (SPD + Linke + Grünen) “dipende anche da noi”.
Da un lato tutto lascia presagire una nuova riedizione dello scontro che da sempre tormenta la vita della Linke, quello fra moderati e radicali. La tensione permanente fra le due anime ha condizionato tutta l’esistenza del partito di sinistra, e le due leader appena elette rappresentano ancora una volta la spartizione dei ruoli di vertice: Hennig-Wellsow moderata che punta al governo, Wissler radicale che preferisce un partito “di lotta”.
Dall’altro lato però ci sono alcuni segnali che indicano un possibile cambio di rotta. Ad esempio: giusto un paio di giorni prima del congresso Thomas Westphal, candidato al ruolo di Geschäftsführer (che potremmo tradurre come “direttore generale”) si è ritirato, lasciando come candidato unico l’attuale detentore della carica, Jörg Schindler. Westphal fa parte dell’ala moderata, ma Schindler gode del sostegno della dirigenza: e il passo indietro di Westphal può essere letto come una spinta verso l’unità. Entrambi si sono detti intenzionati a collaborare per il bene del partito, e a “mettere da parte le differenze” per preparare al meglio la campagna elettorale.
Ma è soprattutto il contesto in cui si trovano Hennig-Wellsow e Wissler a poter fare la differenza. Come dicevamo qualche settimana fa, le due neoelette, a differenza dei predecessori, si sono preparate da tempo per questo ruolo. Erano vincitrici annunciate e lo sapevano benissimo, e sapevano benissimo che avrebbero dovuto imparare a lavorare insieme per neutralizzare - o quantomeno limitare - la guerra fredda che dilania il partito. Sanno che una convivenza pacifica e una collaborazione attiva conviene a entrambe, e che hanno molto da guadagnare dai rispettivi punti di forza. Come affermava un editoriale dello Spiegel di qualche tempo fa, parlano la stessa lingua ma con accenti diversi: si rivolgono a due platee diverse, ma che sono entrambe parte dell’elettorato della Linke. Trovare un equilibrio che consenta di tenerle dentro tutte e due è assolutamente nel loro interesse.
Bisogna fare in fretta, però. Da qui a settembre il tempo non è molto, e i problemi sono ancora parecchi, come nota Stefan Reinecke in questo editoriale apparso sulla taz. Il partito deve sbrigarsi a trovare un programma generale che sia condivisibile da tutta la base del partito, e secondo Reinecke non sarebbe complicato: punti fondamentali come un aumento del salario minimo, una patrimoniale per i patrimoni più elevati, uno stop all’esportazione di armi e una politica ecologica responsabile metterebbero d’accordo tutti, moderati e radicali. Ma è necessario anche capire cosa fare con alcune figure di primo piano che continuano ad avere un ruolo ambiguo, come ad esempio la star del partito, Sahra Wegenknecht.
Volto più noto della Linke e dell’ala radicale, Wagenknecht pare sempre più a suo agio nel ruolo di mina vagante, fra interviste infuocate ad alto tasso di populismo e un’anima “movimentista” che rischia di compromettere il cammino verso il governo. Se ogni sua uscita garantisce prime pagine e copertura mediatica, non è detto che questo tipo di attenzione sia sempre gradito, soprattutto in un anno elettorale ricco come questo.
Hennig-Wellsow e Wissler dovranno mettersi subito al lavoro: le scadenze sono tante e molto ravvicinate. Oltre alle politiche, quest’anno si vota anche in due delle tre regioni dove la Linke è al governo, in Turingia e a Berlino, e riconfermarsi non sarà facile. Intanto però un pezzettino di storia loro due l’hanno già scritto: per la prima volta nella storia della politica tedesca un partito viene guidato da due donne.
___
Si avvicina il 14 marzo, la data del voto in Baden-Württemberg e in Renania-Palatinato: il che significa che si avvicina anche il giorno in cui capiremo chi potrà essere il candidato Cancelliere dell’Union fra Armin Laschet e Markus Söder. Su Kater Simone Vona ha dedicato due articoli alle posizioni in politica estera dei due candidati: qui trovate quello sul leader della CDU, qui quello sul capo dei bavaresi.
Sempre su Kater Domenico Ippolito ha raccontato della strana edizione della Berlinale che si avvia alla conclusione.
Infine, su Deutsche Welle una interessante ricostruzione della storica sentenza con cui un tribunale di Coblenza ha condannato un ex membro della polizia segreta siriana per crimini contro l’umanità. I crimini non erano stati commessi in Germania né contro cittadini tedeschi, ma il tribunale si è appellato al principio della giurisdizione universale del diritto internazionale.
Reset 2021 è la newsletter dedicata alle elezioni politiche tedesche del 2021.
Se siete iscritti riceverete la newsletter direttamente nella vostra mail; se non la trovate, provate a vedere nelle cartelle Spam o Promozioni - sapete a volte come funziona con la posta elettronica. Magari potete provare ad aggiungere la mail di RESET 2021 (reset2021.newsletter@gmail.com) nel vostro indirizzario: questo dovrebbe quantomeno evitare che la mail finisca nello Spam.
Se avete domande potete lasciare un commento o rispondere a questa mail - non temete, rispondo in fretta. E poi mi trovate anche su Kater, il blog collettivo sulla Germania.